Sentenza Tar, cauto Strumolo mentre esultano De Vinco e Alvino. Guarda lo Speciale Video
Pubblicato in data: 20/7/2010 alle ore:09:37 • Categoria: Attualità, Video interviste •«Il Tar ha confermato quelle che erano le nostre convinzioni, ma sappiamo che il Comune ha intenzione di andare avanti ricorrendo in Consiglio di Stato. Per la verità ci saremmo aspettati più un ricorso al buonsenso da parte dell’Amministrazione piuttosto che un andare avanti verso un esito ignoto anche se noi siamo confortati da una sentenza di primo grado favorevole alla riapertura di via San Lorenzo il giovedì mattina. Non esultiamo perché un’impresa non deve essere messa in condizioni, nel territorio in cui opera, di ricorrere al tribunale amministrativo per difendere i propri diritti contro le decisioni azzardate di chi amministra la città», così esordisce l’imprenditore Attilio Strumolo (nella foto) titolare delle aziende “Prosidea” e “Alto Carburanti” di via San Lorenzo. «Data l’attuale situazione, non so se ci sono ancora i pressupposti per discutere – continua Strumolo – d’altro canto noi abbiamo proposto fin dall’inizio più di una strada per cercare di non arrecare danni né alle aziende, né a commercianti e avventori che ogni giovedì vengono ad Atripalda. Per noi va bene che il mercato rimanga qui, ma è importante che venga salvaguardato il flusso del traffico lungo la strada». Intanto martedì scorso i tecnici dell’Utc hanno effettuato un sopralluogo nell’area in cui è ubicato il distributore di benzina riguardo la proprietà del suolo, «Non so cosa ci sia di nuovo. Sono elementi che già noi negli anni abbiamo evidenziato alla pubblica amministrazione. Vorrei fare chiarezza su questo, perché non posso accettare che vengano fatte illazioni al riguardo. Nel 2001, anno in cui ho realizzato l’area di servizio, ho quasi letteralmente strappato all’alveo del fiume il piazzale attraverso importanti opere di contenimento, tutte regolarmente autorizzate dal Genio Civile, e interventi di illuminazione, pavimentazione e recinzione. Nel momento in cui abbiamo accatastato questo suolo, il nostro tecnico ha evidenziato che avevamo sconfinato di 20 mq nella proprietà del Comune, espropriata ad un privato nella realizzazione di via San Lorenzo. Ma abbiamo realizzato un piazzale aperto al pubblico e non annesso alla nostra proprietà. Di tutto ciò il Comune è al corrente da diversi anni e io stesso ho, più volte, sollecitato affinché venisse regolarizzata la questione, eventualmente, comprando questa residua particella. Non capisco perché questo argomento venga fuori adesso con il problema mercato. Così come non capisco perchè qualcuno lamenti la sparizione di un ponte di collegamento tra via San Lorenzo e Avellino, quel ponte, o meglio quella trave in legno è scomparsa a causa dell’impeto delle acque nel lontano 1997, anni in cui noi non eravamo nemmeno proprietari ma solo semplici inquilini. Da allora il Genio Civile non ha inteso più ripristinarlo. Ed ancora non capisco le lamentele per la chiusura della vecchia via San Lorenzo che, anni fa, fu autorizzata dal Comune di Atripalda per questioni di sicurezza pubblica affinché non avvenissero più scempi nelle vicinanze della Chiesa di San Lorenzo. Abbiamo una regolare autorizzazione mai revocata, da un po’ di tempo, inoltre, questa sbarra non viene neanche più chiusa dato che con l’avvento delle nuove attività ricreative non ce ne è stato più bisogno. Sono completamente all’oscuro di tutte queste insinuazioni che vengono fatte».
«Ciò che ho notato con soddisfazione è il riferimento che l’ordinanza cautelare fa al referendum – commenta l’avvocato Andrea De Vinco (nella foto) promotore del referendum del 2004 in cui ha predominato la volontà dei cittadini per il ritorno del mercato in piazza – bollato dalla Maggioranza consiliare come poco pertinente. Vorrei spiegare a questi amici, Laurenzano e Tomasetti, entrambi medici con forse poca dimestichezza con le questioni giuridiche, che il referendum, oltre ad essere un fatto politico e un fatto giuridico che trova la sua legittimazione nello Statuto comunale che è una delle fonti normative tra l’altro a lungo al centro di discussioni in Giunta riguardo. Molta attenzione fu posta, in passato, proprio sul capitolo riguardante il decentramento amministrativo e la partecipazione democratica popolare: tutti i raggruppamenti furono d’accordo sulla presenza dello strumento referendum nello Statuto. Successivamente presentammo una proposta di referendum per l’allocazione del mercato e, ovviamente, la prima cosa fatta fu un regolamento ad hoc. I risultati dei vari referendum, devo dire, sono stati sempre recepiti dalle varie amministrazioni nel rispetto della volontà popolare. Mi dispiace molto per la risposta data dal primo cittadino riguardo il non valore del referendum sul mercato andando, in questo modo, contro lo Statuto e contro la volontà popolare. Il richiamo fatto dal Tar, pertanto, è assolutamente pertinente poiché la decisione del Comune è in contrasto con l’esito referendario e, quindi, non rispetta la legge venendo meno ad una norma prevista dallo Statuto comunale. Questi sono atti formali che hanno conseguenze giuridiche. Ma volendo fare anche un discorso legato puramente al buonsenso, direi che il sindaco si è andato a cacciare in un ginepraio da cui non ne uscirà, perché manca un anno e mezzo allo scadere del suo mandato, la prossima amministrazione certamente ritornerà a credere nella storia di Atripalda e nel mercato in piazza. Le sue sono giustifiche puerili, i Nas sono intervenuti dopo anni in cui l’Amministrazione non aveva avanzato alcuna proposta e nessun lavoro per riportare il mercato in piazza. Secondo Tomasetti il mercato è cresciuto a dismisura e bisogna regolamentarlo, ma io gli chiedo, visto che è stato amministratore negli ultimi quindici anni, perché non ci ha pensato prima? Ma al di là delle polemiche ciò che importa è il risultato, bisogna mantenere viva la fiamma del ritorno in piazza del mercato affinché possa contribuire di nuovo allo sviluppo economico locale».
«Era una sentenza annunciata – dichiara il presidente del comitato referendario Alberto Alvino (nella foto) – il mercato deve tornare in piazza come il referendum ha stabilito. Vorrei rispondere al sindaco che dice che il referendum ha avuto un esito esiguo che la più grande democrazia del mondo, quella americana, si regge su una esigua affluenza di persone ma non per questo il Presidente è dimezzato. Al momento non c’è la volontà politica per il ritorno in piazza del mercato, per prima cosa ci vuole una regolamentazione: dal traffico, all’igiene, alla sicurezza. Per quanto riguarda la decisone del comune di ricorrere al Consiglio di Stato, e di non costituirsi precedentemente in giudizio, l’unica motivazione è che ha soldi da buttare».
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