Giovedì Santo, con il rito dei sepolcri nelle chiese cittadine ritorna lo squillo funebre. Guarda il Foto Servizio
Pubblicato in data: 21/4/2011 alle ore:22:51 • Categoria: Attualità, Cultura •Il rito dei sepolcri del Giovedì Santo nelle chiese cittadine tra fiori, vasi con il grano germogliato al buio simbolo del passaggio dalla morte di Gesù alla sua Resurrezione, pane e vino, i tredici piatti degli apostoli e il tabernacolo dove è collocata la SS. Eucaristia: questi i simboli sacri esposti nelle chiese nel tardo pomeriggio del Giovedì Santo. Ritorna quest’anno davanti all’ingresso della Chiesa di San Nicola, lo squillo funebre, l’antica tradizione interrotta dopo il terremoto del 1980 e ripresa qualche anno fa. A suonare la tromba, ogni dieci minuti dalle 19.00 alle 22.00 e fino alle 10.00 di sabato con lo scoglimento delle campane, il giovane Stanislao Nazzaro (foto).
Il Giovedì Santo è il giorno della visita ai Sepolcri, anche le Chiese di Atripalda hanno onorato la sacra tradizione religiosa (nelle foto i Sepolcri della Chiesa di San Nicola, la Chiesa di Santa Maria del Carmine e la Chiesa della Maddalena) addobbando l’altare principale o un secondo laterale in ricordo dell’ultima cena, con fiori e doni portati anche dai fedeli sul sepolcro di Cristo. E’ difficile risalire alle origini di questo antico rito della Settimana Santa che culmina con la processione della Via Crucis del Venerdì Santo che ogni anno attira in città numerosi visitatori e fedeli. Non si canta, non si suona musica, le campane sono ferme perché legate e le chiese, in segno di cordoglio, si spogliano degli arredi e delle luci, l’altare dedicato al Sepolcro diventa il luogo di raccolta dei doni offerti dal sentimento religioso popolare. La Settimana Santa vive liturgicamente i suoi momenti più significativi nel Triduo Pasquale, passione, morte e resurrezione di Cristo, che inizia il Giovedì Santo con la rievocazione del Sacramento dell’Eucaristia. In epoca carolingia nella giornata del giovedì si celebravano due messe: una per la fine della Quaresima e l’altra per l’inizio del Triduo Pasquale e successivamente si optò per l’unica messa “in Coena Domini” al termine della quale si esponeva nel tabernacolo sull’Altare della Reposizione, allestito per la sua venerazione. Non si sa quando si iniziò a chiamare Sepolcri questi altari ritenendoli impropriamente la tomba di Cristo. Il giro dei sepolcri, per tradizione da fare in numero dispari, è antichissimo ma solo nel 1998, la Congregazione per il Culto divino sulla “preparazione e celebrazione delle feste pasquali” ha stabilito che il tabernacolo in cui viene custodito il “Corpo di Cristo” non deve avere la forma di sepolcro, così come deve essere evitato l’uso di chiamarlo in tal modo. Nello stesso documento viene spiegato che la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il venerdì della passione di Gesù.
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