Rimozione reperti da Abellinum, braccio di ferro tra Laurenzano e Soprintendenza
Pubblicato in data: 18/6/2011 alle ore:09:27 • Categoria: Attualità •E’ braccio di ferro ora tra il Comune di Atripalda e la Soprintendenza ai Beni Archeologici sul destino dei reperti ritrovati nell’Antica Abellinum il giorno dopo la marcia di protesta. Lo scontro tra il sindaco Aldo Laurenzano e la dottoressa Maria Fariello è andato in scena alla fine della manifestazione di giovedì sera. Un litigio davanti a molte persone. Il primo cittadino, durante il suo intervento dal palco aveva infatti denunciato che: «Nel frattempo si sta provvedendo a svuotare gli scavi e di questo non sono stato informato ufficialmente. Atripalda vuole sapere perciò dove va la nostra storia. E’ il momento di dire basta. Non possiamo subire sempre». Concetti ribaditi anche ieri da Laurenzano: «Vogliamo essere informati di tutti i passaggi e movimenti che coinvolgono l’antica Abellinum sia da un punto di vista legale che da quello prettamente pratico: e mi riferisco agli spostamenti di reperti archeologici che appartengono a tutta la comunità. Anche se gli scavi sono di proprietà dello Stato, ciò non significa che la nostra comunità non debba essere informata sul destino del proprio patrimonio storico e archeologico. Credo infatti che sia un diritto di un sindaco e di tutti gli atripaldesi e un dovere imprescindibile della Soprintendenza».
Parole dure che non sono andate giù ai dirigenti della Soprintendenza presenti alla mobilitazione, con la funzionaria dell’Ente di tutela, la dottoressa Maria Fariello, che il giorno dopo commenta così: «Il sindaco parla senza competenza – sbotta al telefono -. I reperti sono di proprietà dello Stato e spetta alla Soprintendenza di custodirli. Li abbiamo messi in salvo visto che il Tar ha riconsegnato con una sentenza l’area archeologica alla famiglia Dello Iacono. Perciò ritengo che l’uscita del sindaco è stata assolutamente fuori luogo». Come spiega la Fariello il Comune di Atripalda non può vantare nessuna proprietà sui beni e che la sospensione ottenuta dal Tar fino al 30 giugno riguarda solo le modalità di consegna e non la restituzione dei terreni. Inoltre è stata avviato anche un nuovo procedimento di esproprio. «I reperti ritrovati sono dello Stato, lo ripeto, ed è responsabile la Soprintendenza. Il primo cittadino l’altra sera si è comportato molto male né salutandoci né invitandoci a prendere la parola per spiegare». Un incidente di percorso che rischia a questo punto di compromettere seriamente i rapporti tra i due Enti, che invece dovrebbero lavorare sinergicamente per consentire al più presto la restituzione alla collettività e all’utilizzo pubblico del parco archeologico. «Non lo so cosa accadrà ora ma certo da parte nostra c’è amarezza. Il sindaco vuole diffidarci? Ma tutti sanno che sui reperti la competenza spetta alla Soprintendenza. E’ stato sempre così né siamo tenuti ad informarlo quando li trasferiamo per la custodia o il restauro. E’ una cosa che non gli compete. Tra l’altro i reperti sono stati già inventariati e alcuni trasferiti in depositi della Soprintendenza visto che la sentenza del Tar dispone la rimozione dei prefabbricati nei quali erano custoditi. Possiamo ringraziare il sindaco se decidesse di mettere a disposizione dei locali come depositi, ma anche questi dovrebbero essere prima regolamentati dal Ministero».
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