Verso il voto, Sabino La Sala (Uniti per Atripalda): “Puntiamo sulle nostre specificità territoriali per rilanciare l’economia”
Pubblicato in data: 2/5/2012 alle ore:08:00 • Categoria: Lista "Uniti per Atripalda", Politica •Puntare sulle specificità territoriali per rilanciare economicamente la città. Il professore Sabino La Sala, candidato della lista “Uniti per Atripalda” con Paolo Spagnuolo, esprime le sue idee di sviluppo per Atripalda, «Voglio mettere al servizio della città il mio tempo e le mie competenze. Darò fino in fondo il mio contributo affinché Atripalda non resti una città ferma». Il professore La Sala al Liceo Classico Colletta di Avellino per vent’anni ha conosciuto generazioni di ragazzi, «anche Paolo è stato mio alunno quando ho insegnato ad Atripalda, è una soddisfazione ora stare al suo fianco. Ho potuto conoscere tanti giovani che hanno avuto successo fuori ma avrei voluto che tutti loro avessero avuto l’opportunità di poter rimanere qui. Ai miei tempi le prospettive erano diverse, sapevo di poter fare qualcosa di più dei miei genitori, oggi invece non è così, purtroppo il problema è generazionale». Per cambiare prospettiva secondo il professore del Pd si deve partire dalle peculiarità territoriali: «per fare qualcosa di realmente utile non si devono fare discorsi astratti. Dobbiamo rivitalizzare il commercio, la piazza, la nostra identità, occorre ritrovare la vocazione commerciale e culturale all’interno dell’Area Vasta per richiamare qui anche i cittadini dei comuni limitrofi. Atripalda ha una tradizione mercantile antichissima, non a caso il mercato ha sede qui dal 1500 con Carlo V. Io appartengo alla generazione che ha visto riscoprire l’Antica Abellinum, ha assistito alla colata di cemento sull’anfiteatro di via Appia e alla rottura della cinta muraria di via Pianodardine e ora Laurenzano e il Pdl vogliono fare un nuovo scempio lottizzando l’area della Civita». Partire, quindi, dai nostri beni artistici per potenziare l’economia: «Un bene deve essere un volano per una nuova economia, attrezziamoci per organizzare percorsi turistici con visita agli scavi, allo Specus Martyrum, ad un’area museale nella Dogana, pensiamo ad un concorso di idee per la riqualificazione culturale di piazza Umberto». Una piazza che si scontra con la vocazione commerciale cittadina, «al di là dell’illuminazione da aeroporto, la sua conformazione è poco fruibile perché favorisce solo l’incontro di persone ma non la confluenza di attività commerciali. Ma voglio ancora credere che si possa recuperare questa possibilità anche attraverso il mercato». Altra questione è proprio la fiera del giovedì, «la mia proposta è di fonderlo in sintonia con quello Avellino in questo modo da salvare Parco delle Acacie e liberare il Centro Servizi. La vicinanza ad Atripalda giocherebbe a nostro favore e Avellino risolverebbe il problema della delocalizzazione. Oppure si può riportare al centro come fiera mensile a tema che duri fino a sera e che sia arricchito di attività collaterali. In questa ottica è fondamentale la collaborazione con i privati per la gestione di impianti fissi». Tutto questo attraverso una sinergia tra amministrazione e commercianti «per ricercare l’utile e rivitalizzare la città compatibilmente con le risorse del territorio come, ad esempio, le nostre eccellenti aziende del vino. Abbiamo nuove povertà che avanzano, se non ci inventiamo qualcosa, come la banca dei beni da scambiare e regalare, ci ritroveremo a gestire una patata bollente perché questa crisi investe i bisogni primari della gente. Non sono le ipotesi a doversi calare sul territorio ma l’inverso: prendiamo quello che il territorio ci dà e valorizziamolo».
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