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Verso il voto, comizio di chiusura “Uniti per Atripalda”. Gli interventi del Presidente De Mita, Spagnuolo e Tuccia

Pubblicato in data: 4/5/2012 alle ore:23:59 • Categoria: Lista "Uniti per Atripalda", Politica

comizio-chiusura-spagnuolo3 de mitaComizio di chiusura per la lista “Uniti per Atripalda” Dopo gli interventi del capolista Luigi Tuccia e del candidato a sindaco Paolo Spagnuolo la parola al Presidente Ciriaco De Mita. Presenti sul palco anche il segretario provinciale dell’Udc Maurizio Petracca e il vice presidente della Regione Campania, Giuseppe De Mita.
On. Ciriaco De Mita:
«La politica si deve far carico delle novità. Se i discorsi avessero retto la crisi non si sarebbe verificata solo ad Atripalda, non c’è un comune dove le forze politiche storiche non hanno creato una maggioranza, perché la logica che fino a qualche tempo fa alimentava la coalizione si fondava sull’equilibrio di potere della rappresentanza. Abbiamo il dovere di ricomporre la comunità, dobbiamo essere insieme nell’interesse della comunità, quasi tutte le forme di governo dell’ultimo periodo sono state realizzate sulla spartizione del potere ma il potere non è la lottizzazione, se tutti giocano per vincere chi segna è irrilevante. Questa coalizione ha una spiegazione ben precisa. Voi siete impegnati in un disegno di ricomposizione della comunità, gli altri mi sembrano una raccolta per caso. Le adesioni sono su un progetto, l’alleanza è sul programma, il percorso nuovo non parte dalla conclusione ma dall’inizio cioè lo smantellamento di una cosa che non aveva senso . Non basta aver disegnato un programma perchè i politici veri indicano gli obiettivi, i programmi si realizzano in base alle condizioni che si hanno a disposizione. I punti di rappresentanza sono il governo del territorio e il riferimento alle istituzioni. La ripresa parte dal recupero di capacità produttive all’interno della comunità. Se noi salviamo questo obiettivo con l’impegno dell’organizzazione avremo grandi imprese. Le comunità crescono secondo il ritmo naturale, abbiamo bisogno di un sistema di servizi. Lo dico agli amici del Pd a quelli che ci sono e a quelli che lo hanno avversato: ognuno arriva con la propria storia impegnandosi insieme verso una prospettiva comune. Non è importante da dove si viene, ma dove si va. Tutte le coalizioni fatte sulla distribuzione di ruoli non hanno funzionato. L’alleanza è fatta qui ad Atripalda da chi ha elaborato una proposta: è questa la vera forza. Recuperare un rapporto tra eletti ed elettore perché quando l’interesse è comune anche la soddisfazione comune. La tanta partecipazione qui stasera testimonia la convinzione in un disegno alimentato dalla speranza e dalla concretezza. Chiudo convinto del vostro successo. Domani non ci può essere uno che giudica e uno che lavora, ad Atripalda avete la responsabilità di misuravi insieme con questa grande prospettiva».

comizio-chiusura-spagnuolo-1Paolo Spagnuolo, candidato sindaco:
«Mentre mi trovo qui, davanti a voi in questa piazza, le gambe mi tremano. Scorrono dinanzi ai miei occhi tutti gli attimi di questa campagna elettorale, tutti gli sguardi incrociati in queste settimane, le speranze raccolte, le voci a cui ho promesso di dare eco. Ringrazio tutti voi per l’entusiasmo con il quale ci avete accompagnati in questa fantastica cavalcata verso il cambiamento. Quelli che ci lasciamo alle spalle, caro Presidente De Mita, sono stati anni bui. Anni nei quali i personalismi hanno preso il sopravvento sul bene comune, la gestione del potere sul governo dei processi, l’anarchia sulla politica. A questa deriva, abbiamo risposto con la responsabilità ricercando una via sostenibile per la rinascita. Quella dell’impegno consapevole, della ricerca faticosa ed ostinata delle soluzioni, della politica che vince gli interessi di bottega, che supera le incomprensioni, che analizza e cerca di comprendere quel che è stato per determinare le condizioni per un futuro migliore. Il recupero della speranza, questo è quello che ci siamo detti sin dal principio, passa per la politica. E la politica passa per i partiti. Nell’entusiasmo di questa gente c’è la voglia di tornare alla buona politica. Viviamo un tempo di solitudini, un tempo nel quale mancano le coordinate: in un tempo come questo, l’unica arma di cui disponiamo è quella del dialogo, dell’inclusione, della ricerca collettiva delle soluzioni. Serve coraggio e serve equilibrio. Quel che proprio non serve è il qualunquismo. Cosa c’è dall’altra parte, se non un accozzaglia improvvisata? Una summa mal riuscita di ingredienti raccattati un po’ qua e un po’ la? Lì c’ è il vuoto del pensiero, la ricerca del consenso fondata sul baratto, sulla stanca retorica del medico buono, l’amico di tutti, l’amico sempre disponibile e per questo sempre legittimato a rivendicare, pretendere, rinfacciare. Dietro la bandiera di un civismo di comodo si cela l’avventurismo, si cela un’idea della politica distorta e pericolosa in funzione della quale i cittadini diventano dei sudditi sciocchi, la cosa pubblica una cosa privata. A questa deriva, noi rispondiamo con la forza della ragione, con un progetto ambizioso e credibile, con la concretezza delle soluzioni possibili, con la voglia di guardare lontano. Noi abbiamo tre priorità ineludibili a cui rispondere: ad Atripalda, cari amici, esiste una questione sociale drammatica, viviamo in una condizione di rinnovata e preoccupante povertà. Un povertà che si trasforma in dramma esistenziale quando è vissuta nella solitudine. E la solitudine è sempre figlia di una comunità smarrita e sfaldata. Abbiamo troppo rispetto per i cittadini atripaldesi per cedere alla tentazione di rispondere a questi problemi con false promesse. Noi garantiamo una presenza capillare e quotidiana sul territorio, un ascolto continuo, una conoscenza dei disagi ma anche e soprattutto un’interlocuzione perenne con tutti gli attori sociali ed istituzionali per la ricerca di soluzioni possibili e concrete. Non la clientela, non la soluzione del particolare, ma la ricerca continua ed ostinata di soluzioni per la collettività, per l’interesse generale. Fino ad oggi non è stato così con un sindaco inadeguato, che ha svuotato l’Istituzione comunale, che ha utilizzato la politica senza mai porsi realmente a servizio della stessa, un sindaco che ha sempre rivendicato e barattato posizionamenti ma che ora è chiamato a pagare il conto. Ma intervenire sul versante sociale significa anche e soprattutto ripartire dall’economia. Rilanciare l’economia di Atripalda vuol dire rilanciare il commercio. Riporteremo il mercato ai suoi antichi fasti e le botteghe nel centro storico, restituendo vita ai nostri vicoli e rimettendo in moto l’economia delle piccole imprese artigianali, puntando a creare un indotto che possa dialogare, in un’ottica integrata, con il resto dei centri, a partire dal capoluogo, che insistono sull’area della Grande Città. Individueremo un’area Pip per offrire ospitalità agli imprenditori che hanno voglia e coraggio di investire, offrendo loro un’amministrazione amica capace di porre sul tavolo soluzioni logistiche opportune in grado di valorizzare la naturale vocazione di questo territorio, ponte tra fascia costiera ed aree interne, cerniera tra le principali direttrici di sviluppo della Regione. Ma una florida economia, trova corpo e sostanza nella vivibilità: c’è la necessità di intervenire per via sistemica sul versante ambientale. Dalla messa in sicurezza del sistema fluviale cittadino, a cominciare dal ponte delle Filande dove è necessario intervenire drasticamente per porre rimedio alle continue esondazioni del Fenestrelle, passando per l’implementazione in termini turistici del Parco del Salzola in sinergia con gli altri comuni coinvolti. Proseguiremo con determinazione sulla via già tracciata per una valorizzazione effettiva del Fiume Sabato, simbolo di questa città. Sarà poi necessario rivedere il modello di gestione del parco pubblico, attraverso il coinvolgimento delle associazioni ambientaliste. Un grande sforzo sarà profuso, insieme ai comuni limitrofi, per il monitoraggio e la messa in sicurezza delle aree potenzialmente inquinanti, pensiamo all’ex Isochimica, lo Stir, la Novolegno. Discorso a parte, merita il nodo raccolta dei rifiuti. In questi anni, nonostante Atripalda venisse individuata come esempio per l’intera provincia, siamo regrediti. Nulla è stato fatto e molti dei progressi conseguiti sono andati perduti. E’ tempo di voltare pagina e noi lo faremo potenziando al massimo il porta a porta, implementando campagne di comunicazione diffuse, sollecitando controlli e mettendo a disposizione dei cittadini tutti gli strumenti necessari. Su queste priorità, costruiremo il nostro percorso amministrativo. Punteremo alla soluzione della contingenza senza mai perdere di vista la nostra idea di sviluppo per Atripalda. Recupereremo il tempo perduto sul versante dei finanziamenti europei. Lo faremo avendo le idee chiare su dove e su come intervenire. Lo faremo nella collegialità, parlando con i cittadini, riportando l’amministrazione nelle periferie, condividendo ogni singola scelta. È questa, cari cittadini, l’Atripalda che costruiremo insieme. Nel dialogo e nella condivisione cammineremo l’uno al fianco dell’altro forti della passione e dell’entusiasmo raccolti in queste settimane, certi di essere dalla parte giusta, convinti che il futuro appartenga a tutti noi: il futuro nostro e dei nostri figli, un futuro radioso per Atripalda».

comizio-chiusura-spagnuolo2Luigi Tuccia, capolista (Pd):
«Avvertiamo la responsabilità di rimarcare il profilo e la cifra di un’alleanza che il Partito Democratico ha ricercato con ostinazione ponendosi a traino di un dialogo difficile ma risultato fruttuoso. Ad Atripalda, è bene sottolinearlo, esiste solo un Partito Democratico. Quello che ha sede in Piazza Garibaldi, che vede in Federico Alvino il suo segretario cittadino. Lo vogliamo ribadire: abbiamo agito in assoluta autonomia, portando avanti un percorso coerente con i nostri valori con la nostra idea di democrazia. Siamo partiti da lontano, ovvero dalle cose da fare, avendo come orizzonte ultimo la costruzione di un nuovo centrosinistra, aperto e rinnovato, luogo di sintesi tra riformisti e moderati per il buon governo. Abbiamo ritenuto di non cedere al civismo, mantenendo ferma ed evidente, al pari dei nostri compagni di viaggio, la nostra appartenenza e la nostra identità. Abbiamo, come Partito Democratico, subito anche ostracismi e ingerenze che avrebbero potuto farci retrocedere rispetto al percorso che avevamo tracciato. Non è stato così. Abbiamo tenuto duro dimostrando con la politica e senza tatticismi di essere dalla parte giusta. Dalla parte della nostra gente. E per un Partito che è nato per essere sentinella di territori, federato per statuto, sarebbe stato davvero mortificante cedere alle pressioni di personalità ormai consegnate alla storia. Personalità a cui abbiamo sempre riconosciuto un ruolo di guida ma che, incapaci di mettersi a servizio dell’idea comune, si sono rivelate i primi nemici di questo progetto. Noi, intanto, il nostro percorso lo stiamo portando a compimento e, senza ipocrisie, diciamo che le porte del Partito Democratico sono sempre aperte per chi voglia onorare questa bandiera con la politica. Perché in politica non esistono rancori. Esistono idee, capacità di elaborare progetti e soluzioni, la disponibilità a confrontarsi e ad accettare le regole della democrazia che sono quelle della maggioranza e dell’opposizione. Il Partito democratico che ci piace è anche quello che a Genova perde le primarie ma si mette a servizio della coalizione che ha costruito. Quello che diventa primo partito nella Milano di Berlusconi e porta Giuliano Pisapia alla vittoria, quello che a Torino vince da solo, quello che appoggia Monti ma non retrocede sull’articolo 18. Il Pd che ci piace è quello che ad Atripalda ha posto le condizioni per la svolta, si è messo a disposizione di un progetto collettivo e ha ritenuto di affermare il primato della proposta politica e programmatica per i cittadini, sui personalismi. Quello che non ci piace è il Partito Democratico di coloro che hanno ritenuto di non accettare la sfida, di coloro che volevano partire dai nomi per poi verificare i possibili programmi, di quelli che avrebbero preferito una campagna elettorale fatta nel chiuso delle stanze. Con la forza di questa identità, ci siamo seduti al tavolo con gli amici del Terzo Polo e i compagni del Partito Socialista, ritrovandoci attorno ad un’unità d’intenti e ad una comune visione per il futuro di questa comunità. Come detto e come sapete, di nomi e posizionamenti si è cominciato a parlare solo dopo che l’intesa programmatica era stata siglata. Forse questo esperimento rappresenta un unicum nel panorama politico: mai come questa volta sono venute prima le soluzioni e poi i nomi. E non ci meravigliano le velenose e scomposte bugie di qualche ex consigliere, rimasto al palo per la subdola mania di giocare sempre su più tavoli in funzione di una scellerata visione della militanza politica e dell’impegno amministrativo. Parlano di Laurenzano come di un sindaco del Pd. Ovvero dello stesso uomo che in questo momento siede a tavola per la sua ultima cena elettorale con Cosimo Sibilia, storico riferimento, come tutti sapete, del centrosinistra. Ma non è questo il punto. Il punto sta in una diversa concezione dell’appartenenza politica. In questa fase di estrema incertezza, molte delle coordinate su cui abbiamo letto la politica nel corso degli anni sono venute meno. E quando a dominare è l’incertezza, il compito del politico è quello di interpretare i mutamenti ed indicare la rotta. Atripalda ha bisogno di rinascere attraverso la politica. Che si fa con i partiti e non con futuribili patti civici che di civico non hanno nulla. Ci siamo misurati sulle soluzioni e non sulle poltrone. Abbiamo superato le distanze in nome di una comune visione del futuro di questa comunità. Abbiamo sostituito le ideologie con le idee, senza barattare valori. Qui c’è la politica, lì c’è il trasformismo. Qui ci sono identità solide che hanno deciso di porsi a disposizione di un progetto chiaro, dall’altra parte c’è Laurenzano, sostenuto dal Pdl di Del Mauro e Sibilia e dal prezioso contributo di transfughi in cerca di una nuova dimora. Quegli stessi ex consiglieri, forse smarriti per l’isolamento a cui si sono condannati, affermano di avere l’appoggio dei vertici provinciali del partito. Posto che il circolo Pd di Atripalda ha sempre agito in autonomia, è giusto segnalare loro che non più tardi di ieri sera il Segretario regionale del Pd, Enzo Amendola, ed il massimo riferimento istituzionale del Pd provinciale, Enzo De Luca, erano su questo palco a sostenere Uniti per Atripalda, il percorso scelto dal Pd cittadino, la candidatura a sindaco di Paolo Spagnuolo. Qualcosa non torna. Sempre gli stessi ex consiglieri, ci accusano di aver messo in piedi la farsa delle primarie per lanciare come unico riferimento del Pd atripaldese il sottoscritto definito “novello salvatore della Patria e unico uomo in grado di salvare le sorti del paese. E poco ha importato che quest’uomo – continuano – è lo stesso che impose al sindaco di mettere nel documento di fine mandato il Puc già sapendo che su quell’argomento si sarebbe sgretolata la maggioranza”. Questi signori fanno finta di dimenticare che nel programma del 2007 su cui gli atripaldesi vollero concederci la fiducia, la realizzazione del piano urbanistico comunale era il punto qualificante su cui si sarebbe dovuta misurare l’azione dell’Amministrazione Laurenzano. Questi signori fanno finta di dimenticare che erano parte integrante del gruppo dirigente del Pd che all’unanimità votò l’ingresso in giunta degli esponenti democratici ponendo come punto fondamentale l’approvazione proprio del Puc. Puc che, è bene ripeterlo, il sottoscritto avrebbe potuto far adottare dalla Giunta senza problema alcuno. Puc che però andava, questo era il mio impegno con Atripalda, approvato nella condivisione attraverso il confronto e la partecipazione delle associazioni e della cittadinanza. Come sapete non fu possibile e ce ne andammo. E per quel che riguarda le primarie siamo davvero al ridicolo. Quello era il metodo indicato dal congresso a cui loro parteciparono e nel quale furono eletti come dirigenti. Noi a quel metodo ci siamo attenuti. E se avessero voluto partecipare in prima persona nessuno avrebbe potuto né voluto impedirlo. E lo stesso vale per Laurenzano, altro che farsa. Se avessi deciso di andare avanti sulla mia candidatura a sindaco, dopo che alle primarie nessuno si era presentato, avrei potuto farlo contando sull’assoluto appoggio del partito al quale appartengo: non l’ho fatto perché prima delle mie legittime ambizioni c’è sempre stata Atripalda. Un’ultima doverosa precisazione. Subalterni, cari ex consiglieri, lo siamo stati quando a Palazzo di città sostenevamo Aldo Laurenzano. Eravamo subalterni ad un uomo che ha mortificato un’intera classe dirigente mostrandosi incapace di coordinare un collettivo, di assecondare le istanze della città, di valorizzare le energie di cui pure avrebbe potuto disporre per il bene della stessa. Oggi il Partito Democratico è parte fondante di un collettivo composto da forze politiche che in un rapporto paritetico offrono una valida prospettiva di rilancio a questa comunità. Prime donne qui non ce ne sono. E’ questa la nostra forza perché, recuperando quanto ama affermare il Presidente De Mita, sappiamo che intanto potremo governare bene nell’interesse collettivo, nella misura in cui governeremo insieme. Chi immagina di far tutto da solo è destinato al fallimento. Chi immagina di offrire il proprio impegno ad un progetto d’insieme potrà sperare di incidere nella concretezza per il progresso di tutti. Uniti per Atripalda, è già una squadra affiatata e con le idee chiare. Nel corso di queste settimane abbiamo avuto modo di spiegare alla città la nostra idea di futuro, il nostro programma. Questa sera era importante chiarire gli aspetti politici di questo progetto, le ragioni politiche che hanno portato il Partito Democratico a questa intesa. La nostra idea di governo è ambiziosa perché il nostro obiettivo è quello di disegnare l’Atripalda dei prossimi decenni. L’Atripalda delle future generazioni, l’Atripalda di tutti noi. Ora non resta che vincere, con Uniti per Atripalda, con Paolo Spagnuolo sindaco».

Comunicato stampa

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