Salma di bambina scomparsa dal cimitero di Atripalda, Comune condannato al risarcimento di 18mila euro
Pubblicato in data: 5/3/2013 alle ore:09:36 • Categoria: Comune, Cronaca •Salma scomparsa dal cimitero atripaldese, Comune condannato al pagamento di 18mila euro alla famiglia. Dopo la sparizione dei resti di una bambina, nata morta nel 1979, la madre nel 2008 fece causa al Comune atripaldese. I giudici del Tribunale di Avellino, con sentenza di primo grado, hanno così condannato l’ente al risarcimento monetario. La madre della piccola aveva chiesto nel 2008 l’autorizzazione al trasferimento delle povere spoglie in occasione del cambio di residenza della famiglia ad Alba in Piemonte. La piccola bara, però, non era più al suo posto e la cassa indicata in un secondo momento non conteneva i resti della piccola. Di qui la citazione in giudizio dell’ente. Una storia sconcertante per la quale l’amministrazione comunale ha chiesto anche le scuse alla famiglia.
La vicenda ha inizio il 24 giugno del 2008 quando la donna nativa della cittadina del Sabato ma trapiantata ad Alba si era recata al cimitero di Atripalda per prelevare le spoglie dell’amata figlia, Anna, bambina morta subito dopo il parto il 29 giugno del 1979 e sepolta nella cappella comunale. La traslazione delle ossa era stata autorizzata dal sindaco: la signora Carla voleva così riportare nella cappella di famiglia ad Alba le spoglie dell’amata figlia. Ma misteriosamente la bara che doveva contenere i resti era scomparsa nel nulla. Una scomparsa che ferì profondamente la signora Carla ritornata ad Alba tra le lacrime vedendo svanire il proprio desiderio. Dopo un mese però il responsabile del cimitero di Atripalda contattò la signora Preziosi per comunicarle il ritrovamento in una zona completamente diversa della bara della bambina. Ma la signora Preziosi non ha mai creduto che quelle ossa fossero della figlia. Così decide di presentare una denuncia al Tribunale di Avellino che ha nominato degli esperti dell’Università di Napoli Federico II di Napoli per un accertamento medico-legale. E proprio dall’esame del Dna dei frammenti ossei, è emerso nelle settimane scorse un risultato sconvolgente che ha dato ragione alla signora Carla: quelle ossa appartengono a più neonati e non alla piccola Anna. Da qui l’avvio della battaglia legale della signora Carla con la richiesta al Tribunale di un risarcimento ammontante a circa 50mila euro.
Ieri la sentenza di condanna di primo grado.
vorrei capire che significato tiene una condanna di 18mila euro x chi ha subito quest’affronto !VEDIAMO DI ESSERE SERI SU QUESTA TERRA .
anche il comune di atripalda ha i suoi santi in paradiso… e sulla terra…
questo si che è un paese civile vegogna!
Se avete gli estremi della sentenza pubblicatela. Sarete di aiuto a chi subisce lo stesso trattamento, anche solo in via di principio giuridico da portare in Tribunale!
Salve a tutti, sono un avvocato e dovrei intraprendere una causa contro un comune poichè un mio cliente ha vissuto la stessa terribile situazione. Un precedente giurisprudenziale mi sarebbe molto utile al fine di tutelare adeguatamente i diritti del mio assistito. Nel caso in cui qualcuno conoscesse gli estremi della sentenza li può gentilmente comunicare all’indirizzo email the_ocean83@hotmail.com Grazie infinite