Grammatica provvisoria della politica… tra Schumpeter ed il Gattopardo, la nota di Raffaele La Sala (Piazza Grande)
Pubblicato in data: 17/3/2013 alle ore:19:27 • Categoria: Lista "Piazza Grande", Politica •I mutamenti della politica si misurano anche in virtù di apparentemente casuali, ma convergenti, analogie grammaticali. Dagli aggettivi qualificativi dei partiti storici tra Otto e Novecento (liberale, socialista, comunista, popolare, fascista, radicale), al sostantivo post bellico, democrazia, variamente specificato (cristiana, del lavoro, proletaria), ai verbi (prevalentemente all’infinito), dall’extraparlamentare “Servire” (il popolo), al recentissimo “Fare per fermare il declino”, il passo non è stato né breve (né agevole). Poi fu la volta, sulle ceneri fumanti di un prima e un dopo di una repubblica pericolosamente immutabile, dei sostantivi casa/popolo (della libertà), lega (lombarda, veneta,ecc.), anche nelle varianti botaniche (e fu un tripudio di margherite, garofani e rose nel pugno). Ed oggi?
Non so se sarà confermata ma, nelle pieghe di una nomenclatura surreale e ‘poetica’ di movimenti e libere associazioni per il cambiamento (nessuno che dicesse quale ed in quale direzione…), sembra affermarsi l’uso dell’avverbio. “Se non ora quando”, “Adesso”, fino al misterioso e poi antifrastico “Davvero”… (di un finto Gianluca Festa, che non sa proprio dove guardare e guarda in tutte le direzioni come i padrepii ed i cristiincroce dell’iconografia popolare). Si affermasse la tendenza… segnalo che sono momentaneamente disponibili: “Ora (o mai più)”, “Forse domani”, il coraggioso “Sempre”, il prudente… “Eventualmente” e l’inossidabile “Perché” (mi raccomando l’accento) con o senza punto di domanda.
Intanto le stelle (variamente rappresentate nella forma e nel numero…) se ne stanno per ora a guardare e -se possono- danno pietosamente un aiutino al Senato, già segnate dai fremiti di prevedibili ‘casi’ di coscienza.
Dopo -immagino- verrà il tempo di pronomi, articoli, preposizioni (semplici e articolate), fino alle interiezioni. Che so… si potrebbe suggerire “gli uni” (evitandosolo l’equivoca assonanza del prefisso con), “Di a da…” (vagamente evocativo di parole dette e di dazioni o altre utilità…), mentre sconsiglierei il troppo inflazionato “dalla”, ovviamente senza riferimento alcuno all’indimenticabile Lucio di “Piazza Grande”), oppure ah!, boh, mah, eh (che -a vario titolo- interpretano le sfumature post ideologiche di esitazioni e frustrazioni diffuse).
Sono passati trentacinque anni (mi pare senza profitto) dal rapimento di Aldo Moro e dal feroce assassinio della sua scorta. Una vicenda che pesa (al di là delle postume beatificazioni) sulla storia politica italiana del ‘900 e ne segna il tragico e plumbeo epilogo. Poi fu la volta di nani e ballerine e di orgiastici riti senili, di luccicori senza speranza, di febbri sintomatiche, capitalizzate da leghisti, diprietristi, sfascisti, anch’essi come B&B (montisti e casinisti compresi) perfettamente a loro agio nel brodo primordiale di privilegi e immunità. Nessuna terapia seria… solo eccitanti e lassativi, infusi e decotti, al più uno sciroppo e dosi industriali di maloxemomendol. Forse sarà inevitabile tornare al voto (se non si sfalderanno prima le intransigenze a cinquestelle, per disvelarsi -sotto i silenzi supponenti di guru e paraguru- una… pensione con uso cucina-) . Non sono i soli, in questo tempo di ricorrenti speranze infrante, di ripetute eccitazioni collettive e paralisi ipnotiche, ad aspettare che si realizzi la teoria dell’economista Joseph Schumpeter, di una presunta distruzione creatrice, per quanto -naturalmente- applicabile alla politica. Vorrei augurarmi che alle palingenesi non creda quasi più nessuno, perché sotto gli annunci ripetuti di mutamenti -più o meno epocali- si cela spesso il vuoto del pensiero o la implacabile voracità di mediocri comparse, più aduse alla variante italica del gattopardismo.
Raffaele La Sala
capogruppo consiliare “Piazza Grande” – Atripalda
solito sermone e sciabolate una volta a destra e una volta a manca.
libera la scena pure tu che son 40 che stai incollato alle sedie di dentro e di …. fuori!
non si capisce mai quello che vuoi dire!
Si proponga, signor Pippo, metta in luce le sue qualità, suggerisca, rifletta… se no fa la fine di quel Pippo che “non lo sa, che quando passa… “. La trova su youtube. Grazie in ogni caso dell’attenzione.