Vertenza Eldo, la proprietà dice no alla clausola salva dipendenti: la parola passa al Comune di Mercogliano. In ansia anche diversi lavoratori atripaldesi
Pubblicato in data: 3/7/2013 alle ore:07:00 • Categoria: Attualità •La Eldo S.p.A. dice no alla richiesta di inserimento di una clausola salva dipendenti nel contratto di acquisizione della licenza da parte di un futuro acquirente. La palla passa, quindi, al Comune di Mercogliano, nelle cui mani a giorni sarà rimessa la licenza di vendita da parte degli attuali proprietari del noto marchio. Una doccia fredda per i 18 lavoratori del megastore di Torrette, tra cui anche diversi atripaldesi, trovatisi all’improvviso senza lavoro dal 27 maggio scorso, che, ieri mattina, hanno preso parte al tavolo tecnico riunitosi in Prefettura alla presenza della dottoressa Ester Fedullo, del rappresentante dell’azienda Ciro Candidone, dell’assessore del Comune di Mercogliano Modestino Gesualdo, delle sigle sindacali con Antonio De Nardo per l’Ugl, Mario Dello Russo per la Uil TuCs, Luigi Ambrosone per la Cgil e diversi dipendenti attualmente in cassa integrazione a zero ore lavorative. «Sono stati licenziati in totale 580 persone a cui ancora deve essere corrisposto il Tfr – afferma Candidone – non abbiamo disponibilità economica, quindi, per venire incontro ai dipendenti abbiamo solo lo strumento degli ammortizzatori sociali, non possiamo che restituire la licenza al Comune». Ma l’ente mercoglianese subito frena sulla possibilità di legare i lavoratori all’acquisizione della licenza: «Abbiamo ottimi rapporti con la proprietà della struttura – afferma Gesualdo su delega del sindaco Carullo – ma ogni azione dovrà essere intrapresa nella legalità senza danno per alcuno, quindi, solo dopo attente verifiche, da parte dell’Ufficio all’Annona, potremo pronunciarci». Dubbi su una positiva risoluzione della vertenza espressi in una nota anche dall segretario provinciale di Rifondazione Comunista Tony Della Pia: «Oltre al danno del licenziamento e della mancata liquidazione del Tfr subiscono anche la beffa del rischio di non accedere alla cassa integrazione. La clausola di salvaguardia avrebbe garantito un minimo di speranza. Impensabile sottoscrivere accordi di chiusura aziendale senza tutela per i lavoratori, occorre lavorare all’unificazione di tutte le vertenze». Delusi e scoraggiati anche i lavoratori che si aspettavano, invece, rassicurazioni dalla controparte: «auspicavamo di riuscire a concretizzare una sorta di pacchetto per il futuro acquirente, come è stato fatto per diverse altre sedi chiuse a Ferrara, Brescia, Potenza e Reggio Calabria – afferma Gioconda Laurino dipendente e Rsa Ugl – in modo che, insieme alla licenza, fossero acquisiti e garantiti anche i posti di lavoro. Da aprile siamo in attesa del pagamento della cassa integrazione straordinaria». Al momento la proprietà del megastore ha avviato richiesta di sospensione attività per un anno, a partire dal 27 maggio, dopo di che scatterà la cessione dell’attività: «Su questo aspetto ci sono rassicurazioni – conclude Candidone –. Siamo stati convocati venerdì in Regione per la questione relativa alla cassa integrazione in deroga e delle relative deliberazioni». Compatte le sigle sindacali presenti che chiedono quanto meno un impegno verbale da parte delle Istituzioni al fine di garantire continuità lavorativa nel momento in cui arriverà un nuovo marchio: «ribadiamo la necessità di un impegno morale da parte degli organi competenti che sancisca la volontà di inserire la clausola per salvaguardare queste persone – interviene Ambrosone –. Siamo rammaricati per l’assenza della proprietà della struttura e dei vertici della famiglia Damiano». Allo scadere del 31 dicembre scatterà l’inizio della mobilità che esclude il vincolo per il nuovo marchio di assumere i dipendenti ex Eldo ai quali, dopo 10 anni di lavoro, spetterebbero aumenti salariali e promozioni di anzianità.
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