Sommese al convegno Udc: «Centro alleato di Caldoro, niente è scontato». De Mita: «Avellino e Atripalda, non bastano i numeri». FOTO
Pubblicato in data: 18/11/2014 alle ore:09:18 • Categoria: Politica, Udc •«Siamo in un momento di grande mutevolezza. La storia ci insegna che bisogna essere fermi nelle proprie convinzioni. La coerenza e la credibilità non vanno svendute. I nuovi strumenti che l’Europa ci impone hanno trovato l’inadeguatezza delle classe dirigente a tutti i settori». E’ da qui che bisogna ripartire secondo Pasquale Sommese, assessore regionale agli Enti locali, intervenuto ieri sera ad Atripalda, presso l’ex sala consiliare, con l’onorevole Giuseppe De Mita, al dibattito organizzato dal coordinamento provinciale e cittadino sul tema “Riforma delle Autonomie, rinnovamento della politica”.
In sala ad ascoltare Sommese il sindaco di Nusco, l’ex premier Ciriaco De Mita, che nonostante i solleciti da parte dei relatori di dare una contributo alla discussione ha preferito rinviare al prossimo dibattito il proprio intervento. Tra il pubblico il presidente dell’Asi Giulio Belmonte, Vincenzo Sirignano, Modestino Verrengia, Nicola Giordano, Filuccio Tancredi, il presidente provinciale del partito Angelo D’Amelio, il primo cittadino di Altavilla Mario Vanni e tanti dirigenti ed amministratori irpini. Tra i dirigenti locali Carmine Capozzi, Nino De Vinco, Mirko Musto, il consigliere Geppino Spagnuolo e l’ex sindaco Andrea De Vinco. Assente invece l’ex assessore Antonio Iannaccone mentre ha fatto capolino in sala anche il delegato alla Cultura Lello Barbarisi.
Si sofferma sull’analisi del voto alle ultime regionali Sommese chiarendo che l’alleanza con Caldoro non è scontata: «In Campania dobbiamo iniziare un cammino prima nel costruire un casa comune. Come Udc siamo impegnati nel dar vita ad una costituente popolare. Solo dopo si deciderà dove andremo. C’è una prospettiva enorme per questa costituente che si fonda sui grandi valori e sulla capacità di governare il nostro paese. Nel 2010 abbiamo chiuso un’intesa con Caldoro su tre punti. Ora ce ne sono altri su cui dovremo convogliare. Ma una cosa voglio chiarire: non stiamo con il centrodestra».
Dopo i saluti di Dimitri Musto, capogruppo dell’Unione di Centro in consiglio comunale e l’introduzione affidata al consigliere provinciale e sindaco di Cairano Luigi D’Angelis, una lettura critica della riforma del Titolo V messa in campo dal Governo Renzi la dà il vice segretario nazionale del partito Giuseppe De Mita per il quale «La riforma delle autonomie ha una relazione strettissima con quello che sta accadendo alla politica».
Per De Mita bisogna dar vita ad un movimento di opinione rispetto alle ipotesi di riforma delle istituzioni a livello locale, regionale. «Rispetto alle Province, nella fase di discussione sulla legge Delrio, ci siamo trovati di fronte ad una lettura tutta economicista legata alla necessità di tagliare, di ridurre, di sopprimere – tiene a precisare -. Se non riusciamo a spiegare la nostra posizione, l’idea di proporre un modello diverso di organizzazione delle istituzioni non passa. Ad una lettura critica di questa impostazione di riordino delle istituzioni dobbiamo accompagnare comportamenti che hanno un atteggiamento che oserei definire eversivo».
Una riorganizzazione delle Province che secondo il vice segretario non sta in piedi e «siccome questi problemi imporranno una nuova riorganizzazione, abbiamo il dovere di accelerare i processi che creino corto circuito con l’attuale organizzazione. C’è l’esigenza di un’iniziativa politica che nessuno assume. La cosa sconcertante è che i grandi partiti non agiscano su questo terreno e l’assenza di iniziativa è la ragione della loro crisi».
Una stoccata la riserva a quello che sta accadendo al Comune di Avellino: «che potrebbe valere anche per Atripalda, si mettono insieme i numeri ma senza che ci sia un’idea sull’azione di governo e poi ci si meraviglia che si vada in crisi tra piccoli cacicchi che si muovono per interessi personali». Non c’è riforma delle istituzioni che non incida anche sulla politica infine secondo De Mita visto che il trasformismo «è un fenomeno legato alla qualità delle istituzioni che stiamo costruendo. Ma non ci possiamo fermare al giudizio, abbiamo il dovere di organizzare un movimento che metta in crisi innanzitutto noi stessi e facendo questo, ci renda portatori di una lettura critica della realtà».
Ci vuole un meccanismo virtuoso ed una responsabilità nuova per i primi cittadini con la riforma secondo il neo consigliere provinciale e sindaco di Cairano Luigi D’Angelis: «Si parla di riforma degli enti locali, del titolo V, da più di dieci anni – commenta – ma poi non c’è stata più la serenità ma tutto è mosso dalla disperazione di dover revisionare la spesa. Questo ha stravolto tutto perché non è affrontata più tale riforma con serenità. Come moderati dobbiamo saper cogliere alcune cose positive di questa riforma. I comuni diventano il fulcro di tutta una serie di servizi. Perciò va ricercata una nuova capacità nei comuni che sanno essere protagonisti. Così non si sopprime l’area vasta ma la si valorizza avvicinandola alle istanze dei territori. Così si può dare una risposta nuova ai territori. I comuni hanno mostrato una capacità di revisione della spesa a passo con i tempi. Vanno preservate le piccole realtà che rappresentano la storia. La condizione che manca è una legge elettorale che consenta di scegliere i propri rappresentanti sul territorio».
Il presidente della comunità montana Gerardo Iandolo lamenta le difficoltà a cui devono far fronte tali enti in Campania: «Con la finanziaria del 2009 che ha eliminato le comunità, ha passato la palla alle regione di istituirle se hanno le disponibilità economiche. Un quadro precario. La regione non ci ha messo nelle condizioni di chiudere il bilancio. Senza le comunità è una situazione di disastro come quello attuale, c’è bisogno di tutelare l’ambiente e scongiurare il dissesto idrogeologico». Per Antonio Di Gregorio, assessore di Luogosano: «Non sono le Province, primo esempio di area vasta, che vanno eliminate ma le Regioni che sperperano. Il vero problema sono le Regioni appesantite, assurde. Ci vuole perciò mettere in campo una riforma vera». Vincenzo Sirignano si augura infine un senso di maggiore responsabilità per i primi cittadini.
Sempre le stesse facce.