Regionali, da Atripalda duro attacco di Ciriaco De Mita: «Spagnuolo un ambizioso, chiedo scusa per la scelta fatta». Il vicesegretario Giuseppe: «l’intesa con De Luca su nuova occupazione e servizi. Verso il sindaco derisione, non è sufficiente il finanziamento avuto da un volgarotto consigliere regionale». Fotoservizio
Pubblicato in data: 22/5/2015 alle ore:14:30 • Categoria: Politica, Udc •«Non potevo mancare qui perché nell’arco di un periodo non lungo si è celebrata la traiettoria degli avventurieri. Ho letto sui giornali una cosa molto patetica che quelli che stavano con noi se sono usciti da un altro partito guidati da un uomo senza ambizioni e grandi traguardi». Ci va giù duro contro il sindaco di Atripalda Paolo Spagnuolo, anche senza mai nominarlo, il presidente Ciriaco De Mita. Non voleva mancare alla manifestazione di presentazione della lista per le regionali. Non dimentica lo strappo consumatosi a pochi giorni dalle elezioni nazionali, nel febbraio 2013, quando Spagnuolo con altri dirigenti e consiglieri lasciarono l’Udc per sposare Scelta Civica. La settimana scorsa l’abbandono anche di Scelta civica e l’appoggio dell’associazione “Italia Futura” a Pietro Foglia. «Sono venuti per voi per dirvi quanta serietà e pazienza avete avuto, avete resistito (rivolgendosi al gruppo consiliare dell’Udc ndr.), non avete assunto posizioni demagogiche. Avete avuto anche un eccessivo gusto di provocarli sulle cose serie. L’esperienza ha dimostrato che la serietà vince e che la vana gloria è sconfitta. Non a caso ora si raccolgono tutti da una parte gli ambiziosi che lasciano la propria casa per un’avventura senza fine. Si associano quello che si candida e quello che è sconfitto. Fanno massa e si presentano come la fine di un’esperienza senza gloria».
Recita un mea culpa per aver scelto proprio Spagnuolo come sindaco «chiedo scusa a tutti la colpa è mia. L’importante che le nostre opinioni vengono dette con chiarezza di comportamenti e rigorosamente conseguenti. Qui avevamo trovato un raccordo tra noi dell’Udc ed un pezzo del Pd. Un’alleanza sperimentata qua e a Solofra. Ma è andata male perché noi abbiamo scelto un ambizioso e chiedo scusa a tutti perché la colpa di quella scelta è mia. La scelta fu mia per un criterio che ho usato. Lo spiego. Voi eravate tutti contrari, l’avete detto con molta sincerità, non era l’avversione non a caso poi l’avete accettato. Pensavo di investire su una persona che voleva proporsi come chi dà una mano, e nella mia vita ho sempre tentato di mettere insieme. Non ho mai rotto accordi, anche la rottura fatta ultimamente (per le regionali ndr), che viene attribuiti a me, me la piglio, visto che questa è positiva mentre è una rottura che hanno fatto i consiglieri regionali con Cesa. Ero tornato a casa perché dopo tre giorni di discussioni incocludenti (con Caldoro ndr) un pò mi ero stancato sono tornato a casa. Poi il giorno dopo mi sono sentito dire da Giuseppe, sorprendentemente, mi sono sentito dire che insieme avevano riscoperto non l’orgoglio ma la dignità della propria posizione. La forza nostra è stata quella di recuperare al dignità della nostra posizione. Con la dignità si sopravvive e viceversa con la furbizia poi si è ricoperti dallo squallore. Non a caso ora poi si incontrano lo sconfitto e quello che ci ha squallidamente lasciato. ma la sorte, per chi ci ha lasciato, presto o tardi sarà la stessa».
Ce n’ha per tutti il presidente «Scommetto che o questa indicazione che vi abbiamo dato si realizza, e io mi auguro, o diversamente io vedo con lucida preoccupazione la fine della democrazia rappresentativa. Noi giochiamo la partita di principio e di grande praticità. E la politica è questa, senza pensiero non c’è politica, ma senza la realizzazione del pensiero c’è solo l’astrattezza. Noi abbiamo costruito con questo percorso una via d’uscita dalle grandi difficoltà. Sono molto avvilito di come si svolge la campagna elettorale, non c’è uno che fa una riflessione. E’ stata l’esaltazione dei transfughi che celebravano la loro coerenza perché rimanevano aggrappati ad un pezzo di potere contro noi che viceversa saremmo stati i trasformisti. Fino al punto che mi sono dovuto subire anche la lezione dello statista di Ariano che avremmo fatto un accordo chissà per che cosa mentre lui ha fatto le cose sempre e solo per sistemare il figlio. Davvero dire cornuto all’asino», bacchetta anche la comunicazione che presta il fianco solo all’insulto personale e rispetto alla politica generale «siamo in presenza di un fenomeno generale che sta cancellando la pluralità dei partiti ed ipotizza un solo partito. Il solo partito che si costruisce non è l’idea che conquista ma è un potere che decide. Quando in politica invece di ascoltare l’obiezione dell’altro per persuaderlo lo si cancella, perché o è gufo o è meglio, in realtà è la fine della politica». Promette dal primo giugno, con pazienza, infine di impegnarsi a recuperare la storia dei democristiani «il nostro tentativo è di recuperare sul territorio la logica del processo democratico .Vorrei che recitassimo questa storia in maniera diversa riprendendo a camminare ricordando la memoria non per tornare al proprio posto ma per costruire insieme a voi il futuro che merita la democrazia».
L’incontro, dal tema “Il nostro impegno, la nostra sfida” promosso dal coordinamento cittadino e svoltosi presso l’ex sala consiliare, ha visto la partecipazione dei quattro candidati nella lista irpina dell’Udc: Maurizio Petracca, coordinatore provinciale dello scudocrociato, Maria Rosa Lepre, Carmela Roberto e Raffaele Lanni. In sala il presidente Angelo D’Amelio, il consigliere comunale di Avellino Alberto Bilotta, Lino Pericolo, Modestino Verrengia, il sindaco Francesco Iandolo con Carmine Cardillo, l’ex sindaco di Manocalzati Vittorio Ciampi, Andrea De Vinco (che viene abbracciato con affetto dal presidente De Mita “qui c’è la storia”), gli ex consiglieri Gianni Solimene e Carmine Capozzi ed il consigliere di maggioranza Lello Barbarisi.
Ad illustrare le ragioni dell’alleanza con il candidato governatore De Luca è il vice segretario nazionale del partito, l’onorevole Giuseppe De Mita: «Più passano i giorni e più la scelta che abbiamo compiuto acquista validità. Una scelta non premeditata, non legata ad una circostanza specifica, ma ad un percorso di verifica. Nell’assenza di coalizioni alternative definite abbiamo avviato questa verifica». Coerenza in un percorso che anche per il deputato irpino non c’è stata ad Atripalda «Questo sindaco che ha cambiato in campagna elettorale due volte il partito, e che ora va dall’altra parte. I sentimenti verso questo sindaco o sono l’ammirazione, come quando da bambino la nutrivo per la bravura del truffatore che fa il gioco delle tre carte o la derisione per uno che utilizza parole prive di significato. Uno che a metà campagna elettorale fa la capriola dall’altra parte, è legittimo che la gente pensi che siamo fatti tutto allo stesso modo. Ma noi anche ad Atripalda abbiamo una credibilità diversa».
Comprensione della domanda che proviene dai cittadini è l’aspetto a cui prestare maggiore attenzione: «Una condizione di insicurezza profonda. La soluzione come il finanziamento che un volgarotto consigliere regionale ha fatto avere qui non è la risposta. Può essere lo strumento per torturare un sindaco e chiedergli un po’ di voti» e sull’accordo con De Luca «si fonda su erogazione dei servizi, sanità e forestali ma anche riformare garanzia giovani, che è utilizzata non per trovare lavoro ma per far fare la campagna elettorale a qualcuno. le nostre sono tutte ragioni politiche. Per la storia e le persone che abbiamo candidato possiamo chiedere il voto a testa alta con la parola futuro». «Prima di ogni cosa, nella nostra Regione, c’è la questione del lavoro – ha continuato De Mita – La politica ha il dovere di creare le condizioni perché si punti su quei fattori produttivi che possano generare nuova occupazione. Al riguardo, il punto dell’accordo con De Luca sulla gestione delle risorse comunitarie in capo agli enti locali si pone proprio l’obiettivo di poter agire con maggiore aderenza alle esigenze delle realtà locali. Il punto è creare le condizioni per una nuova occupazione attraverso nuovi fattori produttivi che siano vicini alle realtà territoriali».
«Poi c’è l’organizzazione dei servizi pubblici locali – ha dichiarato ancora il vicesegretario nazionale dell’Udc – Dobbiamo passare dalla logica del pubblico impiego a quella del lavoro pubblico. Oggi ci sono degli spazi in cui il pubblico ha il dovere di fare impresa e generare occupazione. Sono convinto che l’organizzazione dei servizi pubblici locali in termini imprenditoriali, dal servizio idrico ai trasporti, dai rifiuti all’assistenza alle persone, può essere fattore di miglioramento dei servizi stessi e motore per nuova occupazione. La vicenda dei forestali, poi, è dentro questa stessa partita, dentro questa stessa logica». «Abbiamo ritenuto– ha così concluso De Mita – che fosse questo lo spazio politicamente praticabile per realizzare pezzi di programma che hanno questo obiettivo, per rompere il muro dell’indifferenza e utilizzare la rabbia ed il disagio come grandi motori di cambiamento. Abbiamo fatto l’accordo per questo, per ragioni esclusivamente e totalmente politiche. Riteniamo, perciò, che in un rapporto dialettico e non servile con il Pd ci sia la possibilità di un percorso di ripresa per la Regione Campania. Riteniamo che per la storia che abbiamo, per quello che rappresentiamo, possiamo chiedere fiducia agli elettori senza rincorrere la parola coerenza, ma spiegando la parola futuro».
Spagnuolo nel mirino anche del segretario provinciale e candidato capolista Maurizio Petracca che rivendica la coerenza dell’Udc «mentre altri sono in giro con il cappello in mano. Sono stato uno dei fautori della candidatura del sindaco di Atripalda. Tutti insieme con qualche difficoltà iniziale avevamo deciso di concorrere in questo comune con una candidatura apicale. La persona che avevamo scelto, dopo che l’abbiamo eletta, ha deciso di lasciarci con la motivazione che il partito si fosse spostato a destra, rivendicando che lui era di centrosinistra. Oggi invece vota un uomo di destra. Qui gli spostamenti più che a questioni di colore politico sono legate a pubblicazioni sul Burc della Regione Campania. Con gli amministratori locali ho un buon rapporto, anche con chi è andato via e poi ha fatto una valutazione di ritornare tra noi è auspicabile». Sulla campagna elettorale Pretacca afferma: «l’elettore percepisce la qualità della nostra proposta dove spieghiamo che abbiamo fatto un accordo con De Luca. Noi non siamo stai mai di centrodestra. 5 anni fa avevamo fatto un accordo con il candidato presidente Caldoro, non con Fi. Un accordo programmatico ma non politico. Tra momenti positivi e altamente negativi abbiamo in questi mesi cercato di riproporre l’accordo ma Caldoro faceva finta di ascoltare portandosi sempre più avanti nel tempo provando anche a levarci i candidati dalle nostre liste. Perciò a De Luca abbiamo chiesto le stesse condizioni di Caldoro, no prebende o posti. Rispetto ai punti posti a condizione dell’accordo, De Luca da uomo pragmatico, ha subito accolto in meno di un’ora rispetto a chi avevamo discusso per più mesi».
Tra i punti dell’accordo con De Luca «lo sviluppo dell’Irpinia partendo dal Ptcp, lo strumento urbanistico provinciale. Noi ci siamo sempre occupati di tutte le questioni. Giuseppe alla Regione ha difeso la sanità in Irpinia, forse qualche sindaco si lamenta perché non è stata finanziata qualche sagra. L’ospedale di Solofra si è salvato perché c’era Giuseppe De Mita. Anche sui rifiuti Giuseppe con un sub emendamento impedì che si aprisse un’altra discarica in provincia».
Una “campagna della sopravvivenza” per il medico Raffaele Lanni, già sindaco e assessore regionale: «una bella lista, rinnovata. Il meno giovane sono io, pronto a dare un contributo allo sviluppo della nostra bella Irpinia. Non ho mai promesso nulla a nessuno se non il mio impegno, dando il massimo quando ho ricoperto delle cariche istituzionali per dare risposte positive. Conosco le problematiche nella sanità e negli enti. Siamo sempre stati al fianco delle persone più bisognose. Per portare avanti le nostre idee dobbiamo vincere votando Udc per avere il nostro quoziente».
La più giovane Carmela Roberto di Ariano in rappresentanza del movimento giovanile ha spiegato le ragioni della sua discesa in campo «bisogna impegnarsi in prima persona per dare una speranza a questi territori. Il partito ha fatto una scelta di coraggio e rinnovamento scegliendo di candidare una giovane come me. Rappresento la generazione che negli ultimi anni ha perso tutto, anche la dignità. Rivolgo perciò un invito al voto».
La candidata Maria Rosa Lepre capo sala al reparto di pediatria, ha portato la sua esperienza in una sanità che non va «e per la quale voglio dare un contributo, credendoci in questa battaglia perché siamo persone perbene insieme a persone che hanno fatto la storia d’Italia».
Ad introdurre i lavori il capogruppo consiliare Dimitri Musto (con lui anche Antonio Ianaccone) che ha presentato i candidati ed il consigliere comunale Geppino Spagnuolo che lancia stoccate all’ex compagno di partito e sindaco Paolo Spagnuolo:«come Udc di Atripalda abbiamo voluto questo incontro per approfondire la situazione politica in regione e la conoscenza dei candidati. La costruzione di intese con il centrosinistra va in continuità con quanto fatto da noi tre anni fa per le amministrative nel percorso di costruzione di centrosinistra. Oggi riprendiamo quella strada nonostante l’esperimento politico di Atripalda sia fallito. Qui è stato un esperimento voluto dalle forze politiche come accadde a Solofra, poi abbiamo deciso di prendere un’altra strada. Dall’uscita del sindaco dall’Udc, scelta legittima, è iniziata invece una scelta di rottamazione di un partito che lo aveva candidato solo sei mesi prima. Il risultato di questa parabola ha avuto una fine una settimana fa, il sindaco un risultato l’ha raggiunto facendo un’altra rottamazione anche di Scelta civica, chiarendo che le motivazioni erano altre e a fronte di un ipotesi di rinnovamento ci ritroviamo con l’associazione politica che fa riferimento a lui che dichiara di votare per scelta personale, sempre tutto legittimo, esponenti del Nuovo centrodestra e persone che hanno gestito politica per 40 anni (Foglia ndr.). Gestito e non fatto politica, tutto legittimo anche questo. Ma chi per 2 anni ha creato un’azione di rinnovamento, oggi può fare tutto quello che vuole, ma non può utilizzare parole di coerenza e rinnovamento».
IO VOTO IL DE MITA PERKE’ SAPIAMO CHE CIRIACO ERA DELLA SINISTRA(DC) UN PO’ DURA MA MOLTO PIU’ PURA
Che facce di bronzo ; quella di Spagnuolo sarebbe una capriola, mentre la sua come la definirebbe :” un triplo salto mortale ! ” siete finiti tutti quanti ;
…valete zero
La tristezza é vedere ancora persone quasi novantenni e loro congiunti che si propongono nella politica come se iniziassero adesso, cosa hanno fatto di buono per il paese quando erano ai vertici? Il vecchio del vecchio che avanza! Questa é tristezza e il peggio é che sono anche seguiti!
E noi dovremmo votare questa gente, che prima hanno mangiato nello stesso piatto e adesso ci sputano dentro.