Buste paga gonfiate al Comune, il Collegio della Sezione Lavoro accoglie il reclamo e ordina il reintegro dei tre dipendenti sospesi dal lavoro
Pubblicato in data: 3/11/2015 alle ore:07:00 • Categoria: Cronaca •Buste paga gonfiate al Comune, il Collegio della Sezione Lavoro del Tribunale di Avellino accoglie il reclamo e ordina a Palazzo di città di reintegrare tre dipendenti sospesi dal lavoro.
Si ribalta dinanzi al Tribunale in composizione collegiale la posizione di tre dei quattro dipendenti indagati (V.A., I.L. e I.W. le loro iniziali) che ora potranno ritornare a lavoro nelle proprie stanze di Palazzo di città, dove mancano a seguito del provvedimento sindacale che li aveva sospesi, in via cautelare, dal servizio con decurtazione del 50% dello stipendio. A comporre il Collegio giudicante i magistrati con il Presidente Giuseppe De Tullio, il giudice relatore estensore Ciro Luce ed il giudice Marianna Molinario.
Nelle sette cartelle le motivazioni con le quali i magistrati del Foro di Avellino accolgono la domanda cautelare, e per l’effetto ordinano al Comune di Atripalda di reintegrare i tre ricorrenti nel posto di lavoro. Inoltre condannano il Comune del Sabato al pagamento delle spese di lite, liquidate nella complessiva somma di 2.600 euro, di cui 2.500 per compensi e 100 per spese, oltre accessori come per legge.
«Il provvedimento di sospensione dei tre dipendenti appare, all’evidenza, emesso al di fuori delle ipotesi previste nella disciplina indicata ed applicata – si legge nelle motivazioni -. Non v’è stato rinvio a giudizio, né v’è stata restrizione della libertà personale, e quindi non v’è stato alcuno dei presupposti che legittimerebbero l’Ente, datore di lavoro, alla sospensione facoltativa dei dipendenti. Le argomentazioni relative alla gravità dei fatti emersi, anche con riferimento a specifiche situazioni di taluni dei ricorrenti, non tolgono che la sospensione facoltativa sia stata emessa senza che ricorra alcuno dei presupposti indicati dalla disciplina di riferimento, perché, lo si ripete, vi è solo una indagine penale in corso, e non già una sentenza di condanna, né un provvedimento restrittivo della libertà personale. L’ Amministrazione ha quindi sospeso i propri dipendenti al di fuori delle ipotesi in cui in cui è consentita una tale iniziativa, che pertanto appare illegittima».
Prima dell’estate era stato il Giudice unico del Lavoro di Avellino a rigettare il ricorso d’urgenza sul reintegro dei dipendenti sospesi dal lavoro e li aveva condannati anche al pagamento delle spese processuali. Il Giudice Unico della Sezione Lavoro e Previdenza del Tribunale di Avellino, con ordinanza a firma della dottoressa Monica D’Agostino aveva infatti respinto il ricorso d’urgenza presentato da tre dei quattro dipendenti indagati (V.A., I.L. e I.W.) contro il provvedimento sindacale di sospensione cautelare dal servizio con decurtazione del 50% dello stipendio, condannando i ricorrenti anche al pagamento delle spese di lite, liquidate in 1.800 euro. I tre ricorrenti così avevano presentato reclamo dinanzi al Tribunale in composizione collegiale, che invece ieri, si è pronunciato favorevolmente.
A presentare richiesta di reintegro al lavoro era stato l’avvocato Alfonso Maria Chieffo, legale di tre dei quattro impiegati comunali indagati per truffa aggravata in concorso e continuata. E la decisione di ieri del Collegio ribalta la sentenza emessa dal giudice unico ed accoglie le motivazioni addotte dalla difesa dei tre imputati.
Una vicenda quelle delle buste paga gonfiate che ha suscitato molto clamore in provincia.
L’indagine è condotta dagli uomini della Squadra Mobile, diretti dal dottor Marcello Castello e coordinata dalla Procura della Repubblica che in questi mesi ha passato al setaccio con verifiche contabili, avvalendosi anche di esperti contabili della Prefettura, i mandati di pagamento ed i cedolini delle buste paga, che secondo l’accusa, sarebbero stati gonfiati ad hoc con finti rimborsi chilometrici, facendone lievitare l’importo finale.
Che cosa buffa un giudice che sulla sentenza del comandante Giannetta dichiara: l’atto è illegittimo ma non ho il potere di decidere sul reintegro e poi lo stesso giudice in questa situazione condanna il comune al reintegro.
Che buffa la legge italiana e sembra ancora più buffo chi ha il potere di decidere e lo fa a suo piacimento
l’Avvocato dei tre dipendenti deve essere un grande Avvocato.
Complimenti
Esprimo solo un fortissimo senso di ribrezzo.
Che vergogna. non solo hanno rubato, ritornano sul posto di lavoro.
In qualunque altra fabbrica o posto di lavoro non avrebbero mai messo piede.
VIVA LA GIUSTIZIA. VIVA IL GIUDICE CHE LI HA REINTEGRATI.
VERGOGNA,VERGOGNA SOLO VERGOGNA.
Che vergogna!!!!!.. Se questo dipendenti avessero un minimo di dignità dovrebbero evitare di tornare a lavoro.. Poveri noiii
Come siamo ridotti male.
VABBE’ NON CREDO ABBIANO LA FACCIA TOSTA DI ANDARE A “LAVORO”
VUOI VEDERE CHE QUESTI LAVORATORI PRENDERANNO ANCHE IL PREMIO DI PRODUTTIVITA’ ?