Dramma in via Appia, lotta fra la vita e la morte la giovane donna atripaldese. FOTO
Pubblicato in data: 2/12/2015 alle ore:05:00 • Categoria: Cronaca •Lotta fra la vita e la morte la 36enne di Atripalda che ieri mattina ha tentato di farla finita lanciandosi dal bancone di casa dei suoi genitori ubicato al quinto piano di uno stabile in via Appia ad Atripalda.
La giovane donna, V.G. le sue iniziali, sposata e titolare di un negozio di prodotti tipici in Avellino, coniugata da circa un anno, è attualmente ricoverata presso la città ospedaliera Moscati di Avellino in gravissime condizioni.
A salvarla dall’impatto violentissimo con il suolo, dopo un volo dal quinto piano, un furgoncino parcheggiato lungo il marciapiedi sottostante dello stabile, che fortunatamente ha attutito il duro colpo con l’asfalto.
Tuttavia da subito le sue condizioni di salute sono apparse critiche, non appena la donna è giunta in ambulanza al pronto soccorso del nosocomio irpino dove i medici hanno riscontrato ferite tali da prognosi riservata e codice rosso.
La donna, stando a quanto raccontato da alcuni conoscenti, già in passato avrebbe sofferto di problemi psichici e otto anni fa avrebbe tentato di farla finita con le stesse modalità. Con il passare del tempo fortunatamente non aveva più evidenziato segni che lasciassero presagire la volontà suicida, fino ad ieri mattina.
Erano appena passate le 10 quando la donna, assalita forse da un momento di sconforto o di depressione, ha deciso di aprire il balcone della stanza, lasciandosi cadere nel vuoto dal quinto piano dell’abitazione in cui vive con gli anziani genitori ed il marito. In quel momento in casa c’erano solo la mamma ed il papà.
Il volo da oltre 15 metri è stato violentissimo. La ragazza è capitombolata inizialmente sul tettuccio di un furgoncino rosso parcheggiato davanti ad un colorificio situato al piano terra del palazzo e poi sull’asfalto. L’impatto al suolo con il volto le ha fatto perdere tantissimo sangue.
Ad allertare immediatamente il personale del 118 e i Carabinieri alcuni passanti che hanno assistito all’agghiacciante scena con il corpo della giovane disteso accanto la marciapiedi e riverso in una pozza di sangue. La giovane è stata così trasportata d’urgenza da un’ambulanza della Confraternita di Misericordia di Atripalda, intervenuta sul posto, al nosocomio avellinese dove è ricoverata in prognosi riservata.
Ai carabinieri della locale stazione, coordinati dal comandante Costantino Cucciniello, il compito di raccogliere indizi e testimonianze utili a risalire le cause che hanno spinto la giovane donna a compiere l’insano gesto lanciandosi nel vuoto.
Sul posto anche gli agenti della Polizia municipale che hanno provveduto a far defluire il traffico.
La notizia del tragico episodio si è subito diffusa in tarda mattina nella cittadina del Sabato, suscitando ansia ed apprensione per la salute della donna che lotta fra la vita e la morte.
Sui social network, come Facebook, in molti hanno postato dei messaggi invitando a pregare per la giovane nella speranza di un miracolo che possa salvarle la vita e riconsegnarla all’affetto dei suoi familiari.
Non conosco i fatti, non so cosa sia successo e non mi permetterei mai di giudicare ma vorrei scrivere una riflessione che mi è piombata addosso mentre leggevo l’articolo e ricordavo…
Cara V., da quando ho appreso la notizia non faccio altro che pensarti. Non ci vediamo da molto tempo ma questo non mi ha fatto dimenticare mai le risate e le chiaccherate fatte nella “filovia” mentre andavamo a scuola. Gli anni son passati e con essi l’inquietudine ma sapere di questo tuo gesto estremo mi squarcia l’anima.
Al di là delle oggettive ingiustizie di questo mondo, tuttavia, credo che la nostra generazione sia vittima di un grande equivoco: l’accettazione fittizia di sé. Sì, proprio così: ti propinano a destra e a manca slogan del tipo “accetta te stesso e sarai felice”, “ama chi vuoi, l’importante è amare”, “vivi e lascia vivere”, “dipende, tutto dipende da che punto guardi il mondo”. Tutti sono bravi a predicare queste nuove, grandi verità, salvo, poi, dimostrare il contrario.
Noi non apparteniamo al mondo, se pensiamo che questo mondo possa darci la felicità, siamo pazzi, malati, come me, come tanti. Non ci sentiamo amati perché ci fanno credere di essere degni d’amore solo se dirigiamo la Multinazionale Cool, se abbiamo un ruolo chiave nella vita economica del Paese se siamo dei gran “fighi”. E quando, dopo una vita di sacrifici per essere come ti volevano, tu vedi crollare i tuoi progetti e i tuoi sogni e ti ritrovi in un angolo con un pugno di mosche, allora pensi che nessuno mai ti amerà perché non vali niente, perché non produci nulla, perché non hai la tartaruga sulla pancia o il nasino all’insù. E non sai più chi sei, se hai ancora qualcosa da dare, se a qualcuno importa di ciò che sai fare, giacché hai imparato a vivere secondo l’ottica del “sei ciò che fai” e non della “Natura ti ha fatto come un prodigio”.
Tutti, cara amica dell’adolescenza, abbiamo oggi questa grande tentazione, quasi tutti viviamo dei momenti di depressione perché ci sembra di non aver fatto o realizzato abbastanza. Anzi, non credere che chi sta più in alto di te non sia disperato per non essere riuscito a salire ancora di più, over the top.
Spero solo che tu possa leggere al più presto queste parole.
Avanti! Questa è la tua prova più dura, ma è una possibilità che devi darti, per amore di chi ti ama e che oggi ti è “nascosto”.