I vent’anni della Via Crucis di Atripalda: di padre in figlio l’atto di fede dei Giovino. FOTO
Pubblicato in data: 19/3/2016 alle ore:13:17 • Categoria: Cultura •“Elì, Elì Lemà Sabachtanì? Via Crucis: storia, immagini e testimonianze di una tradizione”. È con questo titolo che ieri sera la Pro Loco di Atripalda ha voluto festeggiare, con un convegno nella Sala Consiliare, i venti anni di una storia che ha origini profondissime. In principio vi era l’Incappucciato, che su Rampa San Pasquale metteva in scena le tre cadute, tra la commozione della folla di fedeli.
Questa tradizione arriva fino agli anni ’80, per vedere la sua interruzione a causa del terribile terremoto che devastò l’Irpinia. Nel 1997 è proprio la Pro Loco, con il suo costante impegno, a rimettere in scena, questa volta letteralmente, la Passione di Cristo.
Negli anni il livello qualitativo si innalza grazie alla trasposizione teatrale del testo “Quid est Veritas?” scritto dal magistrato di Lapio Matteo Claudio Zarrella e all’interpretazione degli attori del Clan H. Le scenografie, le suggestive location storiche, tra cui Abellinum, e i costumi d’epoca hanno fatto da cornice al racconto di uno dei momenti più significativi della storia cristiana: “La Passione e la Morte di Cristo”. Tutto ciò si intreccia con la devozione particolare della famiglia Giovino che, tramandandola da padre in figlio, veste i panni del Nazareno da oltre cento anni. Tutto infatti ha inizio nel lontano 1860 quando il pescatore di Capo La Torre, Pellegrino Giovino, tornò dall’America per una grazia ricevuta, prese la croce dando così il via a questa tradizione religiosa.
«E’ una tradizione di 150 anni – ha esordito il presidente della Pro loco Lello Labate -. Non è un convegno ma un amarcord».
Il professore ed ex sindaco Lello La Sala ha ripercorso, la storia della Via Crucis ad Atripalda: «Senza la Pro Loco negli ultimi 20 anni non avremmo avuto questa storia di fede, ritualità, antropologia che si rinnova e si interpreta cambiando anche un po’ pelle. Non è una sola storia. Ma ci sono più storie. Poi c’è la storia della famiglia Giovino, una storia di fede. Una storia di popolo, intima e pubblica che la nostra città ha dato spesso per scontato. Si sovrappongono esperienze. Poi la storia in cui è protagonista il giudice Matteo Zarrella che da giudice si è misurato con uno dei processi più terrificanti della storia, quello a Gesù. “Quid est veritas?”».
In sala presente il primo presidente della Pro Loco dal 1997 l’ingegnere Spagnuolo. Dal 1948 la croce è stata portata a spalla da Pellegrino Giovino che in una videointervista trasmessa in sala non ha nascosto la commozione e le lacrime tra un lungo applauso dei presenti. Venerdì prossimo a portarla sarà suo nipote Rino, dopo il passaggio di consegne avvenuto alcuni anni fa dal padre Enrico.
Assente il sindaco Spagnuolo, a portare i saluti dell’Amministrazione è il delegato alla Cultura, Lello Barbarisi: «in questa tradizione recuperata nel 1997, c’è tantissimo mio lavoro e sacrificio con Gabriele Rescigno e Donato Troisi. E’ con loro che nasce l’idea di riprendere la tradizione. La spinta ce la dà Enrico Giovino. Poi il salto di qualità con il giudice Zarrella e la compagnia teatrale del Clan H. Con Zarrella si produsse un copione nel 2002 sul quale si incardina il nostro evento. Con Fernando Cucciniello la manifestazione cresce ancora, lui l’uomo del fare e diventa qualcosa che va oltre il semplice evento che si tiene in una piccola cittadina».
L’ex presidente della Pro Loco Fernando Cucciniello: «noi ci abbiamo messo tanta volontà di fare qualche cosa. E’ un evento che non poteva finire. Bisognava investire e farlo crescere». Tra gli interventi anche quelli di Mario Perrotti, presidente regionale dell’Unpli ed il professor Giuseppe Silvestri dell’Unpli provinciale che hanno elogiato l’antichissima tradizione.
A chiudere i lavori il giudice Zarrella che ha raccontano il tormento con cui ha scritto il libro: «Ho voluto unire a questo dramma umano di Gesù una domanda: Quid est veritas? L’interrogativo inquieto di Ponzio Pilato di fronte al mistero di Cristo. Un interrogativo che da due millenni percorre l’umanità e ne turba la coscienza».
un grazie sincero alla famiglia giovino.
E IL SINDACO DOV’ERA????????????? VERGOGNA!!!!!!
UN PLAUSO ALLA PROLOCO E ALLA FAMIGLIA GIOVINO E MI CHIEDO MA PERCHE’ NON C’ERA NESSUN AMMINISTRATORE SINDACO IN TESTA?????