“Una notte al campanile”, restituito dopo il sisma del 1980, Labate (Proloco): “puntiamo alla promozione e sviluppo del territorio della valle del Sabato”
Pubblicato in data: 2/9/2016 alle ore:11:06 • Categoria: Cultura •Restituito alla città il campanile della chiesa madre distrutto dal sisma del 1980. Una “riconsegna” con la suggestione delle luci della notte in piazza Di Donato. “Una notte al campanile” è l’evento svoltosi ieri sera e organizzato dalla Pro Loco di Atripalda, in collaborazione con la parrocchia della chiesa madre di Sant’Ippolisto Martire e con il patrocinio del Comune di Atripalda. Una manifestazione volta alla riscoperta delle bellezze storiche e artistiche di cui è custode la cittadina del Sabato, in particolare della Torre Campanaria, che è stato riaperto al pubblico per la prima volta proprio dopo il tragico sisma dell’80. E’ stata anche l’occasione per festeggiare il decennale della Convenzione del Punto Informazione Accoglienza Turistica (I.A.T) che l’ente di promozione del territorio gestisce con il Comune.
«L’idea è nata per caso una mattina d’estate insieme a don Fabio Mauriello, da pochi mesi parroco della chiesa di Sant’Ippolisto, – racconta il presidente dell’ente di promozione e sviluppo del territorio della valle del Sabato, Raffaele Labate -. Dopo una visita guidata chiesi a don Fabio se conoscesse la terrazza del campanile e lui mi invitò ad andarla a visitare. Estasiati dall’incanto del panorama abbiamo deciso di organizzare una serata in cui chiunque potesse visitare il campanile che ricordiamo è stato ristrutturato dopo il sisma del 1980».
Nel corso della serata è stato effettuare anche visite guidate presso la Torre Campanaria, lo Specus Martyrum e la chiesa madre «il cuore antico della città – prosegue Labate -, che con i suoi martiri Ippolisto, Sabino e Romolo rappresentano le radici della cristianità in Irpinia. Tutti racchiusi nel bellissimo Specus Martyrum che è stato uno dei luoghi insieme al campanile ad essere illustrato dalle nostre volontarie del Servizio civile coordinate dalla guida turistica Annalisa Liguori».
La serata è stata allietata dalla musica jazz di “Goldie Dee and Dominic feat Caponi Brothers”, e dal suggestivo spettacolo delle bolle di sapone di “Ahura Di Muro”. Allestiti stand gastronomici con piatti tipici della tradizione del giovedì atripaldese: fusilli e polpette magistralmente preparati dal ristorante “Zi Pasqualina” e la pizza fritta del Pub Italia.
«Un particolare non secondario è che la Pro loco atripaldese dal 2006, quindi da ben 10 anni – continua il presidente della Pro Loco – è punto d’informazione e accoglienza turistica (punto I.a.t.) grazie ad una convenzione con il comune e all’intuito dell’allora sindaco Gerardo Capaldo».
La Pro loco è stata sempre in prima fila nella valorizzazione dei beni storico artistici della città. Oltre all’organizzazione della Via Crucis lo scorso anno promosse la mobilitazione “Abellinum libera” con manifesti, striscione e petizione popolare per rendere di nuovo fruibile il sito archeologico di via Manfredi, chiuso al pubblico da anni a seguito di un contenzioso civile e anche penale tra Soprintendenza, Procura e Comune (costituitosi parte civile per i danni) da una parte ed eredi Dello Iacono dall’altra, che stenta a trovare la parola fine. Attualmente il sito dal grande valore storico ed artistico è custodito da operai della Soprintendenza a cui la Procura di Avellino ha affidato la custodia. «Il nostro auspicio è quello che il sito archeologico di Abellinum sia riaperto, che finalmente quei 24 ettari possano essere visualizzati come meritano – conclude – . La nostra sede è aperta tutti i giorni dal lunedì al sabato dalle 8,30 alle 13,30 e dalle 15 alle 20 grazie all’impegno dei soci che ringrazio e dei volontari del servizio civile dell’Unpli che negli anni ci ha visto compiere tantissime visite guidate ad una platea molto variegata che va dalle scuole ai turisti che passano per Atripalda».
Abbiamo Passato una Bella Serata Grazie!!!!
Veramente una iniziativa lodevole, complimenti alla proloco e alla parrocchia. Da correggere però un grave errore dell’articolo: san Sabino e san Romolo non sono affatto martiri, appartengono infatti ad un epoca successiva, intorno al 525, piú di due secoli dopo la persecuzione dioclezianea, durante la quale morirono ippolisto e compagni.