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L’ex premier De Mita rilancia: “il sistema bipolare non esiste più, recuperare la grande storia democristiana per il futuro”. Il segretario regionale Giuseppe con Petracca: “il modello Atripalda anche per Avellino”. FOTO

Pubblicato in data: 8/7/2017 alle ore:10:24 • Categoria: Politica, Udc

«Nel futuro l’organizzazione della vita sul territorio non può non far riferimento alle istituzioni locali e andando in giro c’è un riconoscimento della grande storia democristiana come nessuno immagina». A rilanciare la necessità di un centro è il presidente Ciriaco De Mita intervenuto ieri sera  ad Atripalda all’incontro promosso dal coordinamento provinciale dell’Unione di Centro di Avellino.
Davanti ad amministratori, dirigenti, militanti e simpatizzanti della Valle del Sabato, l’ex Premier ha rivendicato con forza la necessità di ripartire dal passato: «Nel futuro il centro sarà sempre più rappresentato dalle realtà locali e non dal potere centrale. Nel futuro l’organizzazione della vita sul territorio non può non fare riferimento alle istituzioni locali. La regione no, visto che rischia di appropriarsi di competenze non proprie e di non creare le condizioni per la riuscita dell’investimento. Le istituzioni locali garantiranno la crescita del territorio anche se sull’organizzazione delle istituzioni locali bisogna fare un discorso serio, e lo dico a Spagnuolo. Così come sono non hanno respiro, qualche volta non hanno idea, ma non è facile avere idee in un contesto politico dove il pensiero non è presente. Suq eusta qustioen delle comunità ci sto pensando da alcuni anni anche con un riflessione alla Scuola di politica con riferimento al territorio».
Un passaggio, ad avvio del suo intervento conclusivo, che prende lo spunto dalle amministrative di Atripalda, dove ha vinto la civica guidata dal sindaco Udc Geppino Spagnuolo: «Ho seguito la vostra vicenda e temevo non riuscisse. Certo siete stati aiutati dal sindaco uscente». Poi il messaggio che lancia alla folta platea intervenuta presso l’ex sala consiliare sullo scenario della politica nazionale «I risultati ci hanno detto che il sistema bipolare non esiste più. C’è il Pd e tutto il resto. Ma non va sottovalutato la riscoperta delle antiche culture che vanno recuperate . Perché senza recupero la democrazia non esiste. Noi non difendiamo un partito. La mia opinione non è rifare un partito ma ridar vita ad un sistema politico e alle culture politiche alla base dell’agire politico. Il recupero della nostra tradizione culturale oggi potrebbe essere l’aiuto a noi e agli altri di muoverci non con la presunzione della battuta ma di poter svolgere anche una disegno di sviluppo del paese. La politica ha  bisogno di un pensiero. Andando in giro c’è un ripensamento della storia popolare. La riscoprono: quando uno sbaglia la strada il modo migliore è tornare indietro per capire qual è la strada giusta».
Il modello Atripalda è il modello da seguire anche per il capoluogo secondo il deputato Giuseppe De Mita che avverte però «chi immagina di replicare il modello di Atripalda ad Avellino per arrivare ad un risultato eversivo rispetto all’ordine costituito delle cose sbaglia. Qui c’è la qualità dei rapporti tra alcuni persone e a questo fa riferimento. Anche a come si è reagito ad alcuni gesti anche volgari del precedente sindaco. Si è puntato non sulla pretesa di uno a fare il sindaco ma sulla necessità di dar vita ad una lista composita. La capacità è stata quella di far percepire la caratteristica dell’unicità. Far percepire che chi si candidava ad amministrare la città. Con Nino (De Vinco ndr.) ci abbiamo messo una settimana per convincere Geppino, mentre 5 anni fa non fu così. Ricordo le frasi dell’ex sindaco “Io debbo fare questa cosa”. Questo perché questa volta sono stati gli altri a riconoscere in Geppino la qualità di essere il candidato sindaco. Il modello di Atripalda ha funzionato per questa qualità. Questa cosa l’abbiamo vissuta con un carico in mano. I modelli astratti non reggono se camminano sulle gambe delle persone sbagliate e non su quelle che credono in quello che fanno e che immaginano di svolgere un’attività politica non per ambizione personale come accaduto con l’ex sindaco».
Il segretario regionale dell’Udc della Campania evidenzia «che sta nascendo uno nuova classe dirigente di giovani che oggettivamente ha pari sotto il profilo della qualità dei rapporti e della prospettiva di crescere. Se vogliamo provare a cogliere il modello Atripalda per Avellino o la provincia di Avellino non possiamo rincorrere solo schemi astratti. A chi ci dice che non abbiamo un leader politico a livello nazionale, rispondo che non ha capito cosa sta succedendo. Abbiamo bisogno di una quantità di leader territoriali a cui riferirsi, una cinghia di distribuzione. Poi tra questi si può sceglier un leader che ha un rapporto autentico con il territorio. Le posizioni politiche noi li costruiamo su questa capacità di raccordo. Quelli del Pd pensano di portaci al loro interno, non hanno capito  che porteremo loro da noi».
Il consigliere regionale Maurizio Petracca ha ripercorso la storia di Atripalda «perché significa capire come nasce una nuova classe dirigente. Atripalda è un emblema, perché il nostro partito cinque anni fa candidò un altro Spagnuolo, quello sbagliato. Se riusciamo a mutuare su Avellino può essere un’occasione unica per il capoluogo». Petracca spiega anche l’assenza in campagna elettorale: «non siamo venuti  perché nella lista c’erano candidati senza colore politico. Ma poi quando si inizia ad amministrare è giusto che ognuno di noi si riconosca in una forza politica. Atripalda è un emblema, perché il nostro partito cinque anni fa candidò un altro Spagnuolo, quello sbagliato. Allora ci furono forti discussioni, ma poi tutti insieme sostenemmo quel percorso. Poi ad un certo punto lui decise di lavorare in proprio, coltivando un’ambizione personale, legittima, ma rompendo con coloro che avevano costruito la sua candidatura e avevano contributo a farlo eleggere sindaco. Noi con grande coerenza passammo all’opposizione, non credendo in quel trasformismo. I nostri amministratori si allontanarono da quell’esperienza. La città a distanza di anni ha poi capito e li ha premiati. Non importa se abbiamo vinto per 121 voti. Sono quelli giusti. Oggi Geppino è chiamato ad amministrare questa realtà. E’ stata un’esperienza esaltante. Se riuscissimo a mutuare questa esperienza anche ad Avellino potrebbe essere un’ occasione unica per il capoluogo visto l’ultima consiliatura che ci ha portato nello stato in cui versa la città capoluogo. Con Geppino c’è stato un connubio tra amministratori esperti e giovani, tutti guidati da un amministratore serio e capace come Geppino. E giusto che le amministrazioni ora programmino per tempo come accaduto con Giullarte che manca qui in città da molti anni. Il rapporto che si instaura tra attori locali e enti locali deve essere un rapporto di sinergia su una programmazione costante. Se si lavorerà così, credo che tra cinque anni si avrà una crescita costante».
Nel saluto iniziale il neo sindaco Geppino Spagnuolo ha assicurato «un impegno maggiore verso le persone in difficoltà. Abbiamo fatto già alcune cose in maniera abbastanza rapida. La lista è una civica molto composita con sensibilità diverse che avremo cura di valorizzare e che esaltino l’attività amministrativa. Un arricchimento per noi. Pur partendo da sensibilità diverse c’è un obiettivo comune come già è avvenuto abbastanza speditamente con la composizione della giunta e l’assegnazione delle deleghe. Atripalda non sarà un’isola da sola, ma deve essere calata in un contesto con le altre realtà che ci circondano».
Ad avvio i saluti di Giuseppe Del Giudice, segretario provinciale del partito: «anche qui affermiamo la prassi di una buona politica. Quella che affermiamo nei centri e in tutti gli enti dove amministriamo. All’amico Geppino e all’Amministrazione faccio gli auguri di buon lavoro. Lancio l’idea di organizzare qui a settembre la festa provinciale dell’Udc» e quelli del segretario cittadino Nino De Vinco «chiedo scusa al presidente De Mita sul mancato invito durante le amministrative. Abbiamo voluto evitare lo scontro politico, la nostra è stata una lista in cui eravamo riusciti a mettere insieme persone con sensibilità diverse non collegate ai partiti. E’ stato un lavoro duro. Una campagna elettorale in cui abbiamo pensato solo ad Atripalda evitando lo scontro politico. Qui invece è venuto un sottosegretario e un ministro. Non abbiamo raccolto neanche le provocazioni del M5S ma abbiamo ascoltato le esigenze della gente e la dignità di tante persone. Vorrei ringraziare pubblicamente mio cognato Arturo Roca, dirigente regionale del partito, che nonostante l’esclusione all’ultimo momento dalla lista, ha fatto campagna elettorale per noi. Qualcuno si aspettava le mie dimissioni, certo un momento di amarezza c’è stato all’inizio. Ma sarebbe stata una cosa devastante. Servire la vittoria su un piatto d’argento, ma la politica si fa con la testa. Atripalda nell’ultimo periodo ha perso un ruolo a livello regionale. I 121 voti che ci separano dall’altra lista sono quelli che bastano. Al sindaco chiedo di avere cura delle persone che hanno difficoltà economiche e di cacciare dal Palazzo quei personaggi in cerca di protagonismo».

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