Abellinum, testati nuovi strumenti per l’archeologia nel parco di Atripalda
Pubblicato in data: 12/10/2021 alle ore:11:13 • Categoria: Attualità •«Abbiamo effettuato una serie di operazioni sperimentali con il contributo di alcune società private che si sono offerte nel testare qui ad Abellinum le loro strumentazioni molto innovative. Questo scavo sta rappresentando anche un test per nuove strumentazioni per l’archeologia che dovrebbero entrare in commercio». A parlare è il professore Alfonso Santoriello, docente di Archeologia dei Paesaggi presso l’Università di Salerno, direttore degli scavi archeologici che da luglio scorso sono iniziati nel parco di Abellinum. Proprio il prof Santoriello ha illustrato a stampa e studenti la settimana scorsa i risultati della nuova campagna di scavo che hanno riportato alla luce dal sottosuolo un nuovo edificio romano e l’estensione del decumano.
«Abbiamo effettuato dei voli di droni con georadar all’altezza di un metro da terra per una scansione veloce di tutto quello che c’è e delle superfici di suolo – prosegue Santoriello -. Stiamo rifacendo lo studio delle tecniche costruttive della domus e inoltre a partire dai prossimi giorni effettueremo un rilievo completamente nuovo con laser scanner anche per acquisire nuovi materiali per la divulgazione. Sono inoltre in corso studi sui materiali architettonici erratici in maniera da acquisire più elementi possibili per ricostruire questa città che è importantissima».
Un risultato frutto del progetto “Abellinum, piano per la conoscenza, la tutela e la valorizzazione dell’antico centro irpino. Sviluppi e prospettive”, nato da un protocollo d’intesa sottoscritto tra la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino-Mibac, il Comune di Atripalda e il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale/DiSPaC dell’Università degli Studi di Salerno.
Santoriello, che confida in un’archeologica partecipata, traccia il bilancio di questi primi tre mesi di scavo e indica i passi futuri «a luglio c’eravamo lasciati con l’emersione di questi ambienti, almeno sei, di un edificio imponente che nella campagna di settembre è stato oggetto di studi che si sono concentrati sulle tecniche costruttive. Abbiamo effettuato anche una pulizia dei muri e riconoscimento delle fasi edilizie e cronologiche. Questo intervento nasceva dalla volontà di verificare alcune ipotesi sulla conformità antica del paesaggio in questa settore. Sebbene ancora in fase preliminare i dati, le pendenze, l’altezza dei muri e la conformazione ci lascia immaginare di un edificio che doveva avere un affaccio sul terrazzo basso e consentire anche l’accesso al terrazzo più elevato, che è poi quello occupato dall’area del decumano e da altri probabili edifici che si intuiscono al di sotto degli strati che abbiamo esposto. Questo sarà oggetto di studio della nuova concessione. A monte del saggio iniziale, nel mese di settembre, grazie all’appoggio della Soprintendenza e del Comune, abbiamo ampliato i saggi, anche in previsione di azioni future. È stata poi ulteriormente estesa l’area di scavo asportando una serie di livelli di abbandono e di crolli di materiali. Grazie a tale lavoro è stato intercettato, sebbene rimaneggiato in antico, parte della continuazione del decumano e sono stati individuati ulteriori elementi basoli che potrebbero indiziare, in un determinato punto, l’incrocio del decumano con un altro cardo. Se tale ipotesi di lavoro verrà supportata, avremo la possibilità di verificare ulteriormente il modulo teorico che noi abbiamo sviluppato su come doveva essere organizzato l’impianto urbano, strade e dimensioni delle insule. Dobbiamo infatti immaginare una serie di superfetazioni nel tempo tra livelli di vita e poi di abbandono e crollo nel tempo. E questo lo abbiamo ritrovato in alcuni strati di terreno che abbiamo scavato. Inoltre abbiamo individuato degli edifici impiantati su quella che doveva essere la sede del marciapiede».
L’Unisa sta già predisponendo una strategia per i prossimi tre anni e chiederà una nuova autorizzazione agli scavi: «Appena andrà a scadenza a dicembre chiederemo il rinnovo di una concessione di scavi e ricerche al Ministero, previo parere favorevole della Soprintendenza competente – conclude Santoriello –. Contestualmente tutte le parti, Comune, Soprintendenza e Unisa sono già d’accordo nell’estendere la convenzione in atto in maniera che la concessione di scavi e ricerca possa essere inserita in una cornice di accordi più ampia, che è la convenzione, per mettere in campo una serie di azioni nell’ottica di una valorizzazione più estesa del parco. Un ecosistema culturale su cui ci stiamo concentrando con le opere lasciate dall’uomo, cercando di comprendere l’organizzazione della città antica e provando a valorizzare anche quegli elementi naturali che caratterizzano questo posto incantevole, che è un polmone verde all’interno di un abitato. Che è una cosa molto importante».
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