Addio a coach Giuseppe Lombardi, dolore e commozione ai funerali. Saviano: «scompare un altro pezzo di storia della pallavolo di Atripalda»
Pubblicato in data: 5/4/2022 alle ore:14:15 • Categoria: Attualità, Cronaca •Lacrime, dolore e tanta commozione nel giorno dell’addio a coach Giuseppe Lombardi, allenatore di tante generazioni di pallavoliste in provincia, scomparso a 59 anni.
Un dolore composto ma straziante all’interno della chiesa della Madonna del Carmine. Due comunità, quella di Atripalda e di Aiello del Sabato, che si sono fermate per l’estremo saluto. In chiesa presenti infatti i sindaci Giuseppe Spagnuolo e Sebastiano Gaeta.
Una chiesa che non è riuscita a contenere l’affetto, gremita da tanti ragazzi ed amici, gli scout e le atlete che allenava. Il mondo della pallavolo si è stretto così intorno al grande dolore della moglie Rossana Imbimbo e dei due figli Andrea e Luca.
Il parroco, don Ranieri Picone, ha ricordato nell’omelia la figura di Peppe: «ha accompagnato tanti giovani a crescere nello sport che tu amavi e nella tua squadra. Quella palla di gratitudine noi la rilanciamo con tutta la forza, ringraziandoti per quanto fatto nella vita e nello sport. Giuseppe ti ringraziamo per quello che hai fatto. Oggi il Signore lo accoglie nella pace nel suo Regno».
Commosso anche il presidente del Coni, il professore Giuseppe Saviano: «un altro pezzo di storia della pallavolo di Atripalda ci lascia purtroppo. Alla famiglia vanno le nostre più sentite condoglianze e al movimento pallavolistico atripaldese che assieme ad altre poche realtà della provincia ha saputo farsi strada anche oltre i confini regionali».
Nella chiesa non c’era posto per tutti. Prima dell’uscita del feretro dalla chiesa l’ex pallavolista Eliana Visilli ha letto una commossa lettera di saluto, dopo il suo post su Facebook: «Con i monti dalle cime innevate, quando la primavera stenta ad arrivare e la guerra turba i nostri stati d’animo, arriva anche questa triste notizia! Amico mio, caro Peppe hai lottato come era il tuo solito, come ci dicevi di fare durante le nostre partite di pallavolo, non ti sei mai dato per vinto, sempre paziente e costante; se potessi, ti chiamerei “perseveranza”, perché tu credevi sempre in quello che facevi e ti impegnavi dando il massimo. Voglio pensare che, stanco, tu abbia chiesto, all’arbitro della vita, il famoso ‘tempo’ quella pausa che durante le partite più difficili ci faceva riprendere il fiato, organizzare le idee e bere tanta acqua per, poi, tornare a giocare e vincere la gara. È solo una pausa! Un campo più bello si apre, ora, ai tuoi occhi. Che tu possa continuare ad essere l’amico di tutti, in altra forma, in altro modo. Ti voglio bene, salutami Giancarlo».
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