Festeggiamenti Santo Patrono, il parroco don Fabio nell’omelia tuona: «La comunità è divisa. Tanti falò per San Sabino non è segno di devozione, ma solo di voler apparire. Fermiamo tutto ciò, vi invito a riflettere». Fotoservizio
Pubblicato in data: 9/2/2020 alle ore:10:02 • Categoria: Attualità, Cultura •«La comunità è divisa. La tradizione di San Sabino è fare tanti falò. Ma rispetto al mondo in cui viviamo forse farne tanti non è segno di essere grandi, ma di essere divisi. Quindi riflettiamo su questo profondamente. Anche le autorità civile, l’Amministrazione, la Polizia urbana e i Carabinieri invito a riflettere su ciò. Sono a vostra disposizione per avere suggerimenti su quello che dico, ma ho le mie motivazioni per dire ciò mente qualcuno di voi avrà le proprie nel dire bisogna andare avanti così. Cerchiamo di trovare una via di mezzo». Ieri pomeriggio, a poche ore dall’accensione del falò allestito dall’Amministrazione in piazza Umberto I (poi benedetto e acceso in serata con il sindaco Giuseppe Spagnuolo) il parroco della chiesa madre Don Fabio Mauriello, durante l’omelia ha così tuonato dinanzi ad autorità e Comitato festa. Non è piaciuto al parroco il boom di richieste per l’accensione dei falò in onore del Santo Patrono, circa una trentina per ogni piazza e contrada in un momento in cui si discute anche di questione ambientale. Un boom mentre nella vicina Avellino la burocrazia aveva fatto saltare pochi giorni fa l’accensione dello storico falò di San Ciro in piazza Duomo. E ieri sera la tradizione secolare si è rinnovata con i trenta “focaroni” che hanno illuminato e riscaldato il cuore degli atripaldesi alla vigilia della celebrazione e processione della statua del Santo. L’occasione per la dura omelia pronunciata dal parroco è stata nel pomeriggio la messa dinanzi la statua del Santo Patrono in via Tufara, a ridosso della cinta muraria di Abellinum dove predicava il Santo, durante la messa in ricordo di Elio Parziale, Giuseppe Gambale e Ciro Salomone. In prima fila ad ascoltarlo ci sono il sindaco Giuseppe Spagnuolo, il vice Anna Nazzaro, l’assessore al Commercio Mirko Musto, il comandante dei vigili Domenico Giannetta, il coordinatore del Comitato festa Carmine Pesca, l’ex assessore Mimmo Landi e tanti fedeli per la messa organizzata dal dottor Sabino Aquino. Sull’altare l’ampolla contente un frammento delle ossa del Santo Patrono, donata dai frati del Santuario di Montevergine.
«Da tempo siamo una comunità andata in ferie – prosegue con un messaggio molto forte tra lo stupore dei fedeli – . Usciamo da questa situazione. Una tradizione dove ritornano falò così numerosi mentre si potrebbe ridurre il numero accogliendo le istanze delle associazioni ambientaliste. Questo potrebbe essere un segnale anche affinché la tradizione vada incontro alle nuove generazioni. Per essere comunità e non isole. I focaroni sono aumentati non perché è aumentata la fede per il Santo ma perché aumentano le divisioni. Bisogna fermare ciò, per unirci e non dividerci. È una provocazione che faccio a me e non solo a voi. Benissimo che abbiamo riportato una tradizione secolare ad Atripalda ma dobbiamo chiederci se ciò è sintomo di una tradizione che si risveglia o di una divisione. Purtroppo siamo divisi e questo non è un bene. Siamo una comunità dove ognuno pensa di fare le cose meglio degli altri, solo per apparire».
Poi prosegue: «avevo pensato anche di benedire solo il falò di piazza Umberto, per lanciare un segnale forte alla città. Poi ho pensato che potesse essere letto come una scelta politica o di parte. Ma l’anno prossimo, e lo dico già da ora, benedirò solo quello in piazza». Poi il suo sguardo si rivolge al sindaco: «invito l’amministrazione a seguire ciò per il prossimo anno. Abbiamo moltiplicato non solo i falò ma anche le celebrazioni, dividendo alla fine i fedeli. Spero che la mi omelia possa essere di aiuto ai sentimenti che abbiamo tutti nel cuore».
E proprio l’assessore al Commercio Mirko Musto, che aveva salutato con entusiasmo il boom commenta «è giusto quello che dice il parroco, che sono sintomo di divisione. Come amministrazione, parrocchie e associazioni lavoreremo per farne uno per quartiere il prossimo anno. Sarebbe bellissimo farne uno solo in piazza Umberto che unisca tutta la comunità, ma penso sia difficile per la tradizione».
Questa mattina invece, alle ore 10,30, nella chiesa madre di Sant’Ippolisto Martire Santa messa presieduta dal parroco Don Fabio. A seguire, alle ore 12, la processione organizzata dal Comitato Festa per le vie della città con le statue dei due Santi portate a spalla dai fedeli, quella di San Sabino Vescovo e San Romolo Diacono. La sera infine, presso la chiesa madre di Sant’Ippolisto Martire, dopo la messa, alle ore 19, distribuzione ai fedeli della Santa Manna, altra antichissima tradizione come i falò. Il parroco segna la fronte dei fedeli con la Santa Manna, un liquido benedetto che si dice, sia il sudore delle ossa di San Sabino.
La comunità è divisa per i tanti falò ed in linea di principio si può essere d’accordo ma non è contraddittorio con tale affermazione andare a celebrare messa in un solo quartiere per pochi intimi?
Il primo segno di unità non dovrebbe essere di non delocalizzare le celebrazioni visto che Don. Ranieri ha sospeso le sue in virtù della festività????
Don Fabio da quando è venuto lei ha messo la tradizione di benedire tutti i falò , prima non era così , si benediva solo quello principale e basta , poi ogni contrada accendeva il suo . Poi un altra cosa San Sabino da patrono e vescovo è diventato la Madonna Immacolata , non si può vedere un vescovo adornato da fuori blu per cortesia .