Festeggiamenti San Sabino, il monito del Vescovo Aiello: “attenti ai trasformismi” e don Fabio: “il Santo metta il sale in testa ai candidati alle amministrative”. Foto
Pubblicato in data: 20/9/2021 alle ore:14:28 • Categoria: Attualità •«Affido voi e tutti quelli che si proporranno per essere eletti alla protezione di San Sabino. Che il Santo vi metta, come si diceva una volta, il sale in testa. E se non basta il sale anche la Santa Manna che distribuiamo a febbraio». A parlare è il parroco della chiesa madre di Sant’Ippolisto Martire, Don Fabio Mauriello dinanzi al vescovo di Avellino al termine della Santa Messa officiata da Mons Arturo Aiello in occasione dei Festeggiamenti del Santo Patrono Sabino. La messa è finita, è prima della benedizione finale impartita dal vescovo, il parroco prende la parola. Ad ascoltarlo in prima fila il sindaco Giuseppe Spagnuolo con il neo comandante della stazione dei Carabinieri, David Lombardini, con il vice comandante della Polizia Municipale Sabino Picone, gli amministratori, consiglieri comunali e l’ex sindaco Paolo Spagnuolo, alla guida del gruppo d’opposizione in Consiglio comunale.
E don Fabio spiega la Vescovo che il prossimo anno la cittadina del Sabato sarà chiamata alle elezioni amministrative. Una citta già in fermento con l’ex primo cittadino Paolo pronto a ricandidarsi alla guida della città mentre l’attuale sindaco non ha sciolto ancora la riserva.
Ed il parroco, dopo aver salutato le autorità politiche e amministrative, non si lascia sfuggire l’occasione per far riferimento all’imminente campagna elettorale. Saluta anche il neo comandante della stazione dei carabinieri augurandogli buon lavoro, salutato dai fedeli presenti con un applauso.
Prima di don Fabio, un riferimento al ruolo della politica, della guida del pastore e dell’identità l’aveva già fatto il vescovo durante la sua omelia richiamando i fedeli a fare attenzione ai ”trasformismi”.
Un lungo intervento durante la celebrazione della messa officiata con Don Fabio Mauriello, con il parroco della chiesa del Carmine Do Ranieri Picone e “il senatore” don Gerardo Capaldo.
«Nella festa della traslazione delle ossa di San Sabino, i 25 anni, siamo raccolti qui perché tutto quello che riguarda coloro che ci hanno amato e guidato la nostra chiesa ci mette in festa – ha esordito nell’omelia sua Eccellenza -. Nell’antico testamento l’immagine del pastore era molto forte, riferita al re stesso. Abbiamo bisogno di un pastore e questo vale per la chiesa, per i genitori per gli insegnanti perché non sappiamo dove andare. Perché in qualche maniera ci troviamo sempre nella condizione dei bambini che interrogano con lo sguardo cosa fare anche per ricevere una sorta di feedback su quello che stanno facendo. E’ un bene è un male? Quello sguardo che un bambino alza alla mamma e al papà chiedendo cosa debbo fare e ancora prima chi sono e dove debbo andare. Domande fondamentali della vita, chi sono che è quella dell’identità. Oggi questo è un problema controverso e colorato di tanta polemica. Chi sono? Adesso diventa problematico anche dire sono un uomo o una donna. Ma la di là di ogni presa ideologica noi lo chiediamo ai pastori, genitori, insegnanti, educatori, al Papa. Anche a San Sabino chiediamo chi siamo: siamo il tuo popolo e il tuo gregge. E l’altra domanda è cosa dobbiamo fare». L’agire come conseguenza dell’essere per il Vescovo Aiello: «non puoi agire senza un’identità, avere un mandato. L’agire è la conseguenze dell’essere. Oggi viviamo sul piano dell’emotività e delle superficialità che non ci sembra più chiara questa connessione. Tra l’agire e l’essere. Se siamo sposati agiamo da sposati, se sono il sindaco, e non solo perché indosso la fascia tricolore, perché chiunque potrebbe metterla sul petto. Viviamo ancora un momento di disorientamento che hanno messo in crisi tante cose che sembravano forti e dalle grandi fondamenta. E al pastore chiediamo: cosa dobbiamo fare». Aiello mette in guardia infine: «Assistiamo invece ad una confusione, i laici vogliono fare i preti, i preti i laici. “Unicuique suum”, a ciascuno il suo il sindaco fa il sindaco, il parroco fa il parroco e il vescovo fa il vescovo. Attenti alle confusioni e ai trasformismi imperanti in giro».
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