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Addio a Gianfranco Luciano, Luigi Caputo (Prc): «atto di accusa per l’intera comunità atripaldese»

Pubblicato in data: 13/12/2024 alle ore:09:45 • Categoria: Cronaca, Politica, Prc

La morte di Gianfranco Luciano suona come un atto di accusa per l’intera comunità atripaldese (tranne qualche isolata e nobile eccezione), per le sue istituzioni civili, culturali e religiose, e in particolare per l’amministrazione che in questo momento ne regge le sorti.

Gianfranco era stato lasciato solo, soprattutto negli ultimi tempi, con i suoi disagi e le sue sofferenze materiali e morali, con le sue inquietudini e i suoi fantasmi.

Aveva sì un tetto sopra la testa per dormire, ma null’altro.

Negli ultimi mesi era stato privato anche di quel modesto vitto quotidiano che attraverso le vie a volte tortuose ed imperscrutabili del volontariato gli aveva garantito in precedenza le minime condizioni di sussistenza. Poi il buio.

Forse perché esistenze come quella di Gianfranco non sono previste nel modello immaginario e regressivo di città portato avanti dal sindaco Spagnuolo P. e dai mediocri comprimari che lo affiancano.

Rispetto alla città dei mercanti che non ci sono più, dei lustrini, dei banchetti e della  vanagloria da strapazzo, rispetto alla patetica imitazione del modello avellinese del già sodale Gianluca Festa (miseramente naufragato contro gli scogli del codice penale), figure come quella di Gianfranco stridono clamorosamente.

Esse rappresentano infatti dei legni storti affondati nelle tempeste della vita ma pure dotati di una loro umanità, sono note stonate, dissonanti, eccedenti.

Contraddizioni in termini, se vogliamo.

Intralci, con il loro pesante fardello e lo sgradevole richiamo alla dimensione, a volte sporca, della materialità dell’esistenza quotidiana.

Non potendo cancellarle con un tratto di penna, oggi si tributa loro un cordoglio goffo e tartufesco.

Ma fantasmi ed inquietudini che scaturiscono dalla cattiva coscienza possono perseguitare i potenti e i privilegiati che sopravvivono.

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