25 Aprile, nota di Luigi Caputo (Prc)
Pubblicato in data: 25/4/2010 alle ore:08:30 • Categoria: Attualità, Politica, Prc •25 APRILE: LIBERAZIONE
Sarà bene scandirla con forza, quest’anno, la parola liberazione. Non solo e non tanto per la suggestione degli anniversari “tondi” , quanto perché qualcuno molto in alto vorrebbe sostituirla con la festa della libertà . Chi potrà avere riserve sull’utilizzo della parola libertà, avrà pensato questo qualcuno che si trova molto in alto.
Invece le riserve, in questo caso, si pongono e sono ben fondate..
Contrapporre libertà e liberazione è infatti una delle operazioni moralmente più meschine , oltre che intellettualmente più disoneste che si possano concepire. Equivale infatti a contrapporre la causa e l’effetto, l’origine e la meta, il divenire e l’essere.
Sottratta alla dialettica delle vicende storiche, la libertà si comprime e riduce a quello che ha rappresentato troppo a lungo: la libertà delle classi dominanti, del privilegio, dei rapporti di forza che i codici cristallizzano in norme giuridiche. La liberazione è invece la storia che si trasforma, sono i popoli che acquistano la parola, gli sfruttati che si liberano dalle catene.
Ciò che si sintetizza nel significato del 25 aprile è precisamente questo, e perciò mai potrebbe essere espresso, se non tradendo la lettera e il senso della storia, dalla formula della “festa della libertà”; e perciò, ancora, il solo ipotizzare il cambio di denominazione della ricorrenza, lungi dal limitarsi a un mero avvicendamento terminologico o a una boutade linguistica, dice molto sulla cultura politica dello schieramento di governo ( a partire dal suo leader) e sul suo rapporto conflittuale con le radici della democrazia di questo Paese, in primo luogo con la Resistenza.
Oggi si tratta di provare a ricomporre tutti i nuclei di criticità che oggi si esprimono nel Paese, a porre in connessione, a partire dalla centralità del lavoro e dei suoi diritti, ancora una volta sotto scacco, le voci dissonanti rispetto al racconto berlusconiano che, dalle diverse aree del disagio e della protesta, faticano a trovare momenti di sintesi complessiva.
E’ questo il compito che, come comunisti, avvertiamo come prioritario: anche oggi vi è infatti, pur se non in senso materiale, un Paese da ricostruire, comunque si risolva la parabola di un berlusconismo che sempre più sta mostrando (e sempre più mostrerà, con l’avanzare del suo crepuscolo) il volto più feroce. Sappiamo che la transizione – più o meno lunga e sofferta – richiederà probabilmente una fase di collaborazione tra forze distanti, destinate poi a dividersi nuovamente.
Luigi Caputo
Segreteria Prov. PRC federazione AVELLINO
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