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Scalzare Berlusconi attraverso una valida alternativa, la nota di Cinzia Spiniello (Sel)

Pubblicato in data: 5/2/2011 alle ore:08:32 • Categoria: Politica, Sinistra Ecologia e Libertà

spinielloNon voltiamoci dall’altra parte, scegliamo da che parte stare, scevri da qualsiasi ambiguità di fondo. Allunghiamo il nostro sguardo dall’altra parte del Mediterraneo e raccogliamo il vento rivoluzionario che soffia impetuoso ed inarrestabile. Vento di libertà e di speranza, che spazza, e spazzerà, i residui di barbarie dittatoriali che sono al capolinea. I popoli hanno scelto, si sono abbracciati ed uniti in un unico grande grido di speranza e di lotta.
Non in nome di un dio che promette il “miele del paradiso” ma per “il pane e la dignità”.
D’un tratto sulle sponde del Mediterraneo non hanno trovato più cittadinanza quelle differenze fittizie, quegli artifici che servono a separare gli uomini e le donne: non ci sono cristiani e musulmani, non ci sono estremismi e fondamentalismi, non ci sono ricchi e poveri, non ci sono generazioni in conflitto: c’è solo un unico grande bisogno di riappropriazione della dignità dell’esistenza e del futuro.
Per quanto mi sforzi mi risulta difficile immaginare uno sviluppo simile nella situazione italiana, pur ritenendo più che evidenti i contorni di una crisi sociale in atto da tempo e che non può essere ridotta e ricondotta all’insofferenza per le sgradevoli e disdicevoli abitudini del nostro premier che offendono e calpestano la dignità delle donne italiane innanzitutto. Perchè se di declino si tratta, esso non può e non deve essere confinato alle diatribe tra i seguaci e strenui difensori di Berlusconi e gli antiberlusconiani per eccellenza, che da tre lustri si accapigliano in giro per i talk-show a generare confusione e a fingere una polarizzazione delle posizioni che non trovano riscontro nei fatti e nelle pratiche politiche quotidiane e che in sostanza non danno mai la percezione di un’inversione di tendenza rispetto ai reali problemi del sistema Italia e nel contempo si provano a mischiare le carte, a distogliere l’attenzione dai fattori determinanti per il rilancio della buona politica e con essa quello del paese.
Berlusconi in questi anni ha avuto vita facile trovandosi di fronte una opposizione parlamentare pronta a spaccarsi o ad inventarsi alleanze improponibili, non ultima quella immaginata da D’Alema che brama la Grande Coalizione spingendosi fino a prospettare un’alleanza con Fini.
Come donna di sinistra è per me inimmaginabile una simile prospettiva così proposta, senza un’ idea politica che ne giustifichi la necessità e l’attuabilità. Scalzare Berlusconi è importante e necessario, ma lo è altrettanto impostare una vera alternativa al berlusconismo con un progetto politico chiaro, che sappia convincere gli italiani e sappia restituire fiducia in un momento storico in cui la crisi economica globale si somma al declino generale della politica e dei suoi rappresentanti. Il recente esempio offerto dalle Primarie napoletane danno il senso di quanto affermo, uno spettacolo indecoroso che accresce la preoccupazione delle genti campane sempre più abbandonate a se stesse. Corruzione ed illegalità sono la norma, e pure i pochi spiragli di ripresa e di resistenza sono mortificati da una classe politica autoreferenziale sorda ai lamenti di una terra sfruttata ed umiliata; così siamo costretti ancora ad ascoltare Bassolino che rimpiange De Mita mentre il suo pupillo si distingue in pratiche criminali che , come si potrebbe dedurre, sono state l’abitudine della classe politica che ha governato la Campania per decenni, non solo a Palazzo Santa Lucia, ma anche e soprattutto nelle singole realtà, nella gestione degli enti pubblici. Una classe politica che ha dissanguato le risorse economiche , ha distrutto quelle naturali riducendo al lumicino le speranze di riscatto. La Campania è in una situazione tragica, stretta nella morsa della camorra, dei disastri ambientali, della disoccupazione fuori controllo, della baby-criminalità (ragazzini uccisi in scontri a fuoco per rapine) e della politica che è spesso complice e sicuramente incapace di intervenire con risposte efficaci e concrete. Tutto questo basterebbe per cacciare a furor di popolo tutti coloro che hanno occupato posti di comando negli ultimi 30 anni.
Già, 30 anni, anche quelli trascorsi dal terremoto, 30 anni di cattiva gestione della cosa pubblica, di piccola e grande corruzione, di appalti truccati, di fiumi di milioni che non sono serviti per una ricostruzione compatibile del territorio nè hanno prodotto sviluppo ed occupazione per la nostra amata terra. Oggi ci ritroviamo con un territorio dissestato, devastato e offeso, con livelli di disoccupazione senza precedenti, con i partiti che non sanno essere bussola e che non sanno prospettare una exit strategy. Il pd unico grande partito presente in Parlamento all’opposizione, aldilà delle apparenze, è un partito in grande sofferenza attraversato al proprio interno da lotte intestine tra chi vive la politica ancora come una gerontocrazia di ruoli e chi invece spinge verso un cambiamento di rotta che dia ancora più voce alla base e chiede ai dinosauri di farsi da parte e di dare spazio a nuove idee. Anche ad Atripalda è evidente questa sofferenza, di più perchè il pd è partito di governo; il pd locale orfano di un notevole pezzo che proveniva dagli ex-margherita e che comprende anche due assessori, sembra quasi una renion di ex-ds e a sua volta registra una spaccatura proprio all’indomani del congresso cittadino con le dimissioni di Tomasetti da capogruppo consiliare e le dichiarazioni di risposta del neo-segretario Alvino. In definitiva la situazione e tutt’altro che fluida. Inoltre ci sono da capire ancora le intenzioni dell’assessore Luigi Adamo, eletto ricordo nelle file dei ds, e che in seguito ha aderito, come pure la sottoscritta, a SEL, giacchè ad Atripalda il nostro gruppo non è ancora costituito, non ha svolto nessun congresso di circolo, ne eletto alcun segretario o portavoce, anche se a tutti gli effetti sembra essere proprio Adamo il referente che il pd ha scelto come interlocutore. Regna confusione, il popolo della sinistra atripaldese(che evidentemente non è costituito solo da iscritti) vive ai margini della vita politica cittadina . Rilancio quindi la democrazia partecipata come primo obiettivo di SEL ad A tripalda affinche le scelte individuali debbano essere condivise da tutti, altrimenti il rischio che si corre è che la politica venga intesa sempre e comunque ad-personam vittima di un imperante necessità: quella dell’assoggettamento al male minore, che tanti danni ha fatto al nostro paese e che tanti altri rischia di farne. Il vento che soffia nel mediterraneo ci impone: da che parte stare? Io sto dalla parte della buona politica.

Cinzia Spiniello – componente comitato politico provinciale SEL

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