Antica Abellinum, Biazzo e Palladino: «Occorre una grande mobilitazione con lutto cittadino». Laurenzano: «Andremo in fondo per scoprire la verità»
Pubblicato in data: 19/5/2011 alle ore:15:31 • Categoria: Attualità •«Prepariamoci ad una mobilitazione, dobbiamo scoprire la verità sull’intera vicenda. E’ un’offesa alla nostra storia: le radici di Atripalda e Avellino sono state annullate, tutto quello che l’amministrazione poteva fare ha fatto, ora, in attesa degli eventi, c’è bisogno di stare tutti uniti per far sentire la nostra voce. Al di là delle iniziative, Atripalda ha bisogno di giustizia, di capire la verità, per quanto accaduto. A questo tavolo avevo invitato anche la Soprintendenza per due capire il valore di quello che abbiamo e il perché di quanto sta accadendo», queste le parole del sindaco Aldo Laurenzano durante la conferenza stampa di questa mattina voluta dal consigliere provinciale Salvatore Biazzo. «Questa vicenda deve essere ricostruita dall’inizio – è intervenuto Biazzo -. Ci sono aspetti clamorosi e inquietanti. Ho già attivato il presidente del consiglio provinciale con una mozione. Seguo questa vicenda come fatto personale e di stima. Ieri abbiamo tenuto in Regione un incontro con la vice Presidenza della Giunta, sarà interessato, inoltre, il Ministro ai Beni Culturali Galan. La Soprintendenza si sta muovendo da qualche giorno con una celerità nuova, da parte del commissario ad acta non c’è stata apertura. Ieri la dottoressa Campanelli si è recata all’Avvocatura dello Stato per firmare una nuova procedura d’esproprio. Il Comune ha ragione ad essere arrabbiato. Si è allertato con Vigili Urbani e Polizia per vigilare sulla zona ma non ci saranno controlli h24. Chi ci garantisce che nel frattempo non vengano rimossi reperti? Avevamo richiesto l’inventario proprio per questo motivo. Più vigilanza e mobilitazione generale come una giornata simbolica di lutto cittadino per la morte della nostra cultura e della nostra storia. Non c’è un colore politico che sta prevalendo su un altro, la storia e la cultura sono trasversali ai partiti. Andrò fino in fondo anche per individuare eventuali responsabili». Dure le parole dell’assessore alla cultura di Atripalda Nancy Palladino che rivendica i sedici milioni dati in risarcimento alla famiglia Dello Iacono, «prima ero amareggiata, ora scioccata. Apporre i sigilli è stata una sorta di sequestro. Ma se l’area torna ai proprietari dovrebbero tornare nelle casse dello Stato e, quindi, ai cittadini, anche i sedici milioni di euro che hanno compensato la famiglia. Ai sedici milioni si devono sommare i tre milioni di euro per la sistemazione del sito, ne abbiamo persi diciannove. La soprintendenza ha trattato la cosa con leggerezza. E’ paradossale. La zona è ora sigillata ma senza controllo, soggetta anche a malintenzionati. La cultura è un settore bistrattato: quest’anno la finanziaria ha imposto tagli dell’80% dell’impegnato del 2009. Questo significa che un comune come Atripalda, che cerca di investire in cultura con cifre dignitose, oggi si dovrà accontentare di poco più di qualche migliaio di euro. La storia e la cultura rappresentano una delle leve più importanti di crescita di un popolo: il nostro paese è uno dei comuni più vivaci anche al di là della nostra provincia. Dobbiamo mettere in campo iniziative forti con la soprintendenza che non può trattare Atripalda come Sorbo Serpico perché qui abbiamo tesori. La soprintendenza non deve avere con noi un rapporto di secondo livello. La provincia ci è vicina, come testimonianza il dottore Biazzo. Oltre il consiglio comunale monotematico sarebbe giusto proclamare una giornata di lutto cittadino per protesta, per far conoscere questa storia al di là dei nostri confini perché se fosse accaduto altrove avrebbe avuto altro trattamento. Dobbiamo sensibilizzazione la pubblica opinione, coinvolgere la cittadinanza, per non perdere le bellezze di casa nostra». A seguire l’intervento dell’avvocato Arturo Iaione, «L’azione della Soprintendenza è incongrua. Le sentenze di primo grado dei tribunali regionali sono esecutive per legge a meno che non si ricorre al Consiglio di Stato. In questa vicenda al di là del punto di vista procedurale, si sono avute diverse sorprese. La sentenza dà atto dei 16 milioni e 400mila euro per risarcimento per indennità di esproprio che è una cosa diversa dall’esproprio: l’indennità di esproprio è conseguenza dell’esproprio. C’è allora qualcosa che sfugge. Voglio andare fino in fondo, vedere gli atti per capire: o vi è un refuso “indennità” al posto di “indennizzo”. Del resto, come la fama anche la fame può crescere… L’area dal punto di vista commerciale non ha valore e il puc non ne cambierà la destinazione. Ora c’è un nuovo decreto di esproprio in base alla nuova normativa in vigore, altri soldi? Due anni fa l’altra sentenza del Tar che dava ragione ai Dello Iacono, ma anche in quell’occasione l’avvocatura di Stato rinunciò all’appello. Altra anomalia è la messa dei sigilli: la Soprintendenza chiede un rinvio per inventario, il commissario ad acta non restituisce l’area ai privati, riconosce l’importanza dei reperti, non concede il rinvio ma mette i sigilli. Incomprensibile l’azione dell’Avvocatura di Stato».
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