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Laurenzano rompe il silenzio e attacca: resto nel Pd ma il segretario cittadino Federico Alvino deve dimettersi per conflitto di interesse. Critiche anche per il capogruppo Tomasetti

Pubblicato in data: 22/9/2011 alle ore:08:10 • Categoria: Comune, Politica

sindaco-laurenzanoFibrillazioni al Comune, il sindaco Aldo Laurenzano rompe il silenzio. Con una dura intervista, rilasciata all’addetto stampa del Comune, Ciro De Pasquale, attacca il Pd cittadino, chiedendo l’avvicendamento del segretario cittadino Federico Alvino perché ritenuto incompatibile per conflitto d’interesse, e critica il capogruppo consiliare Antonio Tomasetti. Laurenzano conferma la sua adesione al Partito Democratico, smentendo le voci di possibili fughe e contatti politici e partitici.

“Laurenzano fuori dal Pd”, è questa la notizia rimbombata sui quotidiani provinciali negli ultimi giorni. E’ vero? Che cosa è successo?

«E’ una notizia assolutamente falsa. Laurenzano era ed è nel Partito Democratico, progetto che ha sposato sin dalla sua nascita, anzi oserei dire, sin dal suo concepimento. E’ chiaro, però, che non condivido alcune scelte e alcuni passaggi che sono stati fatti negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda il livello cittadino».

Si spieghi meglio…

«Immagini un passeggero che decide di raggiungere una meta e sceglie una Freccia Rossa piuttosto che un Interregionale, affascinato dalla velocità e dal rinnovamento che la Freccia rappresenta: crede nel mezzo e si fida ciecamente del conducente. Ad un certo punto, però, il treno comincia a deragliare lentamente e inesorabilmente con il conducente che resta impassibile, anzi asseconda il deragliamento. Come passeggero non puoi rimanere a guardare, ma è tuo dovere muoverti, segnalare il deragliamento e lottare affinché il treno riprenda il suo normale percorso per raggiungere la meta».

Trasportando la metafora nella realtà, il treno è il Pd e il conducente è il suo segretario cittadino?

«In più occasioni ho segnalato il mio malessere come iscritto e come Sindaco rispetto alle dinamiche che si sono consumate all’interno del circolo cittadino. Malesseri, peraltro, comuni a tantissimi altri iscritti che hanno deciso di prendere le distanze dal Pd atripaldese e sottolineo atripaldese. Un partito non può essere settario e chiuso, ma al contrario, deve aprirsi ai contributi provenienti dall’esterno. Il segretario e il direttivo dovrebbero fare i salti mortali per cercare di aumentare il numero degli iscritti, piuttosto che perderli per strada e rimanere passivi e inerti. Tutto ciò non è stato fatto».

Eppure il circolo atripaldese del Pd ha cambiato Segretario, con lo scopo di inaugurare, almeno nelle intenzioni, un nuovo ciclo politico cittadino…

«Non voglio parlare del primo segretario del circolo atripaldese, visto che ho condiviso davvero poco di quello che ha fatto, o meglio che non ha fatto. Mi riferisco, ad esempio, al silenzio imbarazzante rispetto ai continui attacchi che il Sindaco e l’Amministrazione comunale ha ricevuto nel corso di questi ultimi anni. Purtroppo, incredibile ma vero, la situazione è persino peggiorata con il cambio che si è registrato soltanto qualche mese fa. Un avvicendamento che ha significato abbandonare la strada del rinnovamento per inaugurare quella della restaurazione, dell’esclusione e del finto moralismo. Non è possibile tollerare che il Segretario del maggiore partito di governo cittadino sia anche il tecnico di riferimento di un costruttore che ha inaugurato una battaglia legale contro l’Amministrazione comunale. Non è possibile tollerare che il Segretario del Pd scriva al Sindaco chiedendo soldi per un progetto mai realizzato in rampa San Pasquale, ignorando anche le più semplici regole di etica professionale. Nella vita bisogna scegliere quando gli interessi confliggono in maniera così stridente: o si fa politica in maniera responsabile oppure ci si dedica alla professione. Questo gioco non mi appartiene».

Perché non ha smentito subito la notizia della sua presunta esclusione dal Pd?

«Non posso smentire una notizia assolutamente immaginaria. Ho cercato, com’è mio costume, di capire la situazione, chiedendo spiegazioni e chiarimenti al partito, prima di parlare e di esprimermi in tal senso. Il mio è stato l’ennesimo gesto di rispetto per un gruppo dirigente locale che non ha avuto questa sensibilità nei miei confronti fino a oggi».

Insomma, se non con il Pd, la sua avventura sembra arrivata al capolinea con il circolo cittadino…

«Anche questa è una forzatura e sono parole che non ho mai detto. Se il circolo atripaldese del Pd dovesse cambiare rotta, ritrovare la strada perduta, ritornando alla metafora del treno, allora si potrebbero aprire nuovi scenari di dialogo e di discussione. Ma il punto di partenza deve essere l’avvicendamento del Segretario cittadino».

Intanto, però, il Segretario stesso, evidentemente forte del consenso del suo direttivo cittadino, l’ha chiaramente “scaricata” tracciando il percorso delle Primarie come unica strada per scegliere il prossimo candidato a Sindaco…

«Questo è un discorso che non mi tocca minimante: non voglio fare il Sindaco a vita o per diritto acquisito. Anche questo è stato l’ennesimo caso di mancanza di rispetto verso la persona, oltre che verso il Sindaco e tutto quello che rappresenta in quanto espressione del Pd, dello stesso simbolo del Segretario e del Direttivo atripaldese. Ho sempre pensato che la mia eventuale candidatura dovrà essere frutto di un discorso unitario e convergente e non un’imposizione e di certo non mi sono mai sognato di dire pubblicamente che il prossimo candidato a Sindaco è Aldo Laurenzano. Rispetto troppo i miei concittadini e sono ben consapevole dei rischi a cui si va incontro quando si decide di candidarsi in una competizione amministrativa. Non ho neanche intenzione di ricorrere a commi e regolamenti di partito che, troppo spesso, sono freddi e astrusi rispetto alle realtà quotidiane».

Anche in Consiglio Comunale, la convivenza con il Pd è stata spesso turbolenta, anche a causa di un rapporto spesso conflittuale con il capogruppo…

«Innanzitutto voglio premettere che il partito deve occuparsi delle vicende politiche di un paese, mentre l’Amministrazione di quelle amministrative e di governo, senza che tra i due livelli ci sia interferenza ma soltanto dialogo e reciproca autonomia. Detto questo, è strano che il capogruppo del tuo stesso partito si alzi, nel pieno di una discussione consiliare, e decida di bacchettare il Sindaco, senza che nessuno dei consiglieri prenda la sue difese. E ciò, nonostante i miei personali e formali attestati di stima e solidarietà nei suoi confronti, in occasione delle sue dimissioni. Mi sono sempre schierato al suo fianco, garantendogli autonomia e forza di pensiero e parole sia in consiglio comunale che nelle riunioni di maggioranza».

Teme una nuova crisi amministrativa, dopo questa ennesima querelle?

«Non la temo per me stesso ma per la città di Atripalda. Abbiamo messo in cantiere una serie impressionante di progetti, nonostante le risicatissime risorse economiche e i continui tagli statali. Abbiamo praticamente risanato le casse comunali e, soltanto il difficile momento di crisi economica, non ci ha ancora permesso di vendere il Centro Servizi e recuperare quella liquidità che ci porterebbe a un vero e proprio miracolo. Ma già essere riusciti a sistemare i conti, fare chiarezza, garantire trasparenza, evitare un Commissariamento che sarebbe stato pesantissimo in termini economici per le tasche degli atripaldesi, mi fa essere davvero orgoglioso e tranquillo con me stesso per il lavoro svolto. Chi verrà dopo di me, troverà chiarezza, ordine e una situazione generale di rilancio strutturale e organizzativo dell’Ente. Avevo avvertito il partito e il segretario che la crisi aperta qualche mese fa per un banale discorso di poltrone e di rappresentanza nell’Esecutivo sarebbe stata deleteria per il futuro dell’Amministrazione, perché avrebbe causato malumori e risentimento, distruggendo un equilibrio che avevamo raggiunto faticosamente».

Insomma, quale futuro politico vede per Atripalda?

«Sgombero subito il campo da qualsiasi illazione: non ho avuto contatti politici e partitici con nessuno. Leggo in continuazione di accordi sottobanco, di incontri in sedi provinciali e cose del genere, ma smentisco tutto in maniera forte e decisa. E’ vero, ho ricevuto messaggi di stima e di solidarietà da esponenti politici sia provinciali che, per la verità, nazionali e non può che farmi piacere. Ma tutto si è esaurito a questa prima fase, anche perché ho sempre avuto a che fare con politici intelligenti e di grande lungimiranza. Credo che i tempi per intavolare un discorso politico in vista delle prossime amministrative non siano ancora maturi, ma non posso nascondere il mio sogno di rivedere a Palazzo di Città un sindaco che sia ancora una volta espressione di un Centrosinistra moderato, così come è sempre stato nella tradizione della nostra città».

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