Incontro Udc, Enza Ambrosone: «Bipartitismo superato, non stiamo né con il Pd né con il Pdl». Spagnuolo: «In città occorre aria nuova e aprirci alla società civile». Guarda le Foto
Pubblicato in data: 30/9/2011 alle ore:14:21 • Categoria: Politica, Udc •«Il sistema bipartitico è superato: noi non stiamo né con il Pd né con il Pdl, la nostra è un’altra linea, diversa, vincente. La crisi che stiamo vivendo per noi rappresenta una grande opportunità», Enza Ambrosone, dirigente provinciale dello scudocrociato durante l’incontro di giovedì sera nella sezione locale dell’Udc di piazza Umberto. Centro del dibattito la crisi comunale, le dimissioni di Giuseppe De Mita dalla carica di vice presidente della Giunta regionale e la riorganizzazione del partito sul territorio. «Questo incontro è capitato proprio nel momento giusto – continua -. La straordinarietà del periodo che stiamo vivendo che non è solo crisi economica, ma anche sociale ed etica, è per noi un’opportunità. Il sistema ha smarrito le coordinate del bene comune indipendentemente dalle vicende personali di Berlusconi che, in ogni caso, a quei livelli non dovrebbe essere separata dalla vita politica e pubblica».
«Se cercavamo una persona di spessore che ci rappresenti a livello provinciale l’abbiamo trovata in Enza» ha dichiarato in chiusura il padrone di casa Paolo Spagnuolo, capogruppo consiliare dell’Udc. «Mi ritrovo nelle parole del Presidente della CEI, cardinale Bagnasco: occorre aria nuova. C’è confusione sia a livello nazionale con un governo che sembra sia di un altro Paese, che a livello locale. Atripalda ha bisogna di resettare tutto per ricreare armonia. Abbiamo un’Amministrazione che non dialoga, per recuperare credibilità, come partito, dobbiamo aprirci alla società civile e far capire che qui c’è un cuore pulsante. La partenza è questa, né con il Pd né con il Pdl». Presenti in sala anche il consigliere comunale Antonio Acerra e i dirigenti locali Flavio Pascarosa, Del Gaizio, Santino Barile, Lello Barbarisi, Enrico Giovino, Gennaro Marena, Mimmo Landi e Mirko Musto, il presidente del comitato Appia -Novesoldi – Spagnola Antonio Landolfi, Roberto Cappiello e tanti altri. «Una situazione che ha iniziato a cambiare nel 2005, – ha continuato la dirigente provinciale – con l’approvazione dell’attuale legge elettorale, siamo entrati in una fase di decadimento dove il confronto è stato sostituito dall’arbitrio e dalla discrezionalità. Dobbiamo rifondare un sistema in cui ci sia il protagonismo della rappresentanza. Il sistema bipartitico è superato. L’Udc non sta né con il Pd né con il Pdl, stiamo da soli. Nel 2008 nessuno pensava che il Pdl si sarebbe sfaldato in due anni e che il Pd non avesse futuro. Siamo in una fase di evoluzione del sistema politico. Nessuno avrebbe detto che Fini, dall’estrema destra, potesse aprire una strada nuova e moderata. Noi siamo un partito che si muove e dialoga con voci affini, il prezzo lo paghiamo in termini di adesioni. Abbiamo chiuso il tesseramento ma non abbiamo ancora gli organismi dirigenti. E’ un’anomalia partire dai livelli provinciali invece che dalle realtà territoriali, ma è questione di giorni». In vista delle prossime elezioni amministrative parola d’ordine è, quindi, apertura: «Sono d’accordo con Paolo, aprire una lista di ispirazione partitica può creare difficoltà, si deve aprire alle rappresentanze della società civile. Inoltre è fondamentale, come da statuto, avere un luogo di ritrovo e confronto come solo un partito può essere». Il passaggio successivo è stata la questione relativa alla riorganizzazione dei servizi, in primis la sanità, «una buona soluzione non deve scontentare nessuno, non è onesto chiudere un ospedale come quello di Bisaccia quando avevamo proposto una soluzione a costo zero: un’unica azienda ospedaliera con diverse dislocazioni sul territorio. La riorganizzazione deve garantire a tutti i cittadini della Campania di avere un ospedale vicino. Il nostro 10% a Caldoro lo abbiamo speso su questo».
Poi il riferimento alle dimissioni di Giuseppe De Mita dalla vicepresidenza regionale, «Le dimissioni di De Mita si devono leggere non in relazione alla nomina ma su come si ci arriva. La riorganizzazione non deve pesare sulle spalle di aree elettoralmente poco interessanti. Per questo si è dimesso, la politica deve garantire per tutti, mi lego al richiamo al buonsenso del cardinale Bagnasco».
In ambito locale vale lo stesso discorso: «ad Atripalda come ad Avellino partiamo dai numeri, la politica non è carriera che termina in Parlamento bensì servizio e contatto con le persone. Viviamo in un periodo di grave crisi che può diventare un’opportunità. E’ fondamentale che chi governa il territorio debba confrontarsi nell’interesse della comunità che rappresenta».
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