Conferenza gruppo Pd, Palladino: “Quello del circolo cittadino solo un tentativo di smarcarsi in extremis da un sindaco mai supportato. Si sono dimessi alla carlona per allearsi con l’Udc in ruolo subalterno. Noi invece guardiamo al centrosinistra con un sindaco del Pd e non dell’Udc. Anche con Laurenzano di nuovo candidato”. De Vinco: “E’ un momento particolare in cui la classe dirigente si deve confrontare con i nuovi bisogni delle famiglie”. Guarda il Video Servizio
Pubblicato in data: 25/1/2012 alle ore:19:16 • Categoria: Partito Democratico, Politica, Video interviste •«Il circolo del Pd si è voluto smarcare da un sindaco che ha sempre sopportato ma mai supportato. Casomai lo dovevano fare prima, non oggi dando dimissioni alla “carlona” seguite poi da quelle dell’Udc, c’è da riflettere sulla consequenzialità della cosa. Nessuno si può permettere di sbandierare un documento con le nostre firme. Questo è un momento importante e delicato. E’ necessario chiarire, a tre mesi dalla fine del mandato, perché abbiamo avuto un’altra condotta rispetto al circolo del Pd e dell’Udc», diretta l’assessore Nancy Palladino che insieme al’assessore Andrea Montuori e al vicesindaco Maurizio De Vinco risponde alle accuse fatte durante l’assemblea pubblica del Partito Democratico organizzata domenica mattina dal segretario Federico Alvino. Assente in sala giunta, il primo cittadino Aldo Laurenzano.
«Io ho in tasca una tessera del partito dal 1994. Il Pd è stato una grande intuizione politica, in passato abbracciata anche da De Mita che ora è altrove. In provincia di Avellino il Pd è nato proprio ad Atripalda, un’esperienza esaltante che ha precorso i tempi, Laurenzano, medico estraneo alla politica, è stato il De Magistris di Napoli o il Pisapia di Milano. Ma durante il percorso abbiamo incontrato due ostacoli, uno interno e uno esterno. Per il primo mi riferisco alla situazione debitoria difficilissima che abbiamo trovato. Laurenzano per la prima volta ha messo i conti in piazza: c’erano buchi enormi, mutui che ancora adesso paghiamo. Abbiamo ereditato una situazione difficile, ma abbiamo lavorato dedicandoci al risanamento del bilancio mettendo in campo il piano di alienazione nel 2009, prima anche di Avellino che ci ha seguito. Insomma, abbiamo lavorato sempre in emergenza». Il secondo ostacolo è, invece, definito esterno, «Il Partito Democratico ha fatto deflagrare la situazione, tutti volevano stare nel Pd, eravamo 14 consiglieri e 12 iscritti ma ognuno ci voleva stare dentro a proprio modo, una concezione errata. In passato ha influito anche la sconfitta alle provinciali. Poi a giugno del 2009 una parte del partito lo monopolizza emarginando l’altra parte e ridimensionandolo con conseguenti scontri interni. La resa dei conti c’è stata già a maggio 2011 con una giunta tutta Pd e un membro di Sel, evidentemente non bastava. Siamo arrivati alle estreme conseguenze in consiglio comunale quando la situazione era già esasperata e siamo andati sotto. Il partito del
Pd ha chiesto le dimissioni del sindaco del Pd, dopo quattro anni e mezzo di lotte intestine che non hanno permesso di far vedere il buon lavoro fatto. Un partito che arriva a far dare le dimissioni al proprio gruppo consiliare fa riflettere. Pensano di potersi smarcare da una consiliatura a soli tre mesi dalla fine? Liberarsi dalle eventuali responsabilità che identifica in questo modo? In realtà si vogliono smarcare da un sindaco che hanno sempre sopportato ma mai supportato. Casomai lo dovevano fare prima, non oggi dando dimissioni alla “carlona” seguite poi da quelle dell’Udc, c’è da riflettere sulla consequenzialità della cosa. Si vede solo la strada dell’alleanza con l’Udc ma solo in ruolo subalterno. Noi abbiamo ritenuto di rispettare il mandato elettorale, offriamo un salvagente al Pd, noi sediamo ancora vicino a Sel e Cives. Quanto al documento, nessuno si può permettere di sbandierare un documento con le nostre firme onorabili, le loro sono state utilizzate tante volte per le dimissioni annunciate e non date. Noi le abbiamo poste in un momento particolare, occorreva mettere un argine alla volontà di abbandonare la nave. Il documento ha la data del 5 dicembre, le dimissioni hanno la data del 16 dicembre. Dieci giorni in cui è accaduto tutto e il contrario di tutto. Con i vertici provinciali eravamo d’accordo che il sindaco avrebbe avuto un mandato esplorativo. Perché loro hanno accelerato e oggi invocano proprio quei vertici provinciali che non hanno ascoltato? Il Pd è un partito plurale, dove c’è dialettica non si deve gridare allo scandalo o al tradimento. Un impegno amministrativo non può confondersi con un impegno politico, soprattutto con i tempi che corrono. Qui il partito ha scelto di appiattirsi sulle vicende amministrative, nemmeno su quelle alte come Abellinum ma su miserie e lacerazioni, invece occorre fare politica pensando alle primarie. Questo è stato un tentativo estremo di smarcamento che non sortirà gli effetti desiderati».
Il sindaco dichiarò di non volere le primarie, invocate dal segretario Alvino: «Il partito è un collettivo, si decide con democrazia, poi la palla sarebbe passata al sindaco. Io mi muovo guardando a sinistra, non a Fli o Pdl. Sarà contenta se si riusciranno a fare le primarie di coalizione. Mi puzza di alibi».
Riguardo al simbolo del Pd? «Per me non è questione d’onore, è un falso problema. Il sindaco intanto ha capito da che parte stare e non si è quasi mai sottratto al confronto. Il simbolo è di tutti gli iscritti, non è una medaglia. Vedremo più in là. Credo che le primarie risolvano un po’ di problemi e portino chiarezza, credo molto nel movimento dal basso, spero in una bella infornata di giovani che non devono essere pressati e lavorare di testa loro. Nel ’94 quando avevo 24 anni i 60 giovani iscritti al Pd, tra cui il giovanissimo Montuori che ha dato tanto in questi anni e mi auguro abbia la possibilità di continuare a crescere, restituirono in segno di protesta le tessere perché i baroni non volevano la mia candidatura, beh vinsi con 300 voti. Una soddisfazione perché la mia candidatura non era imposta ma è stata fortemente voluta».
Qualcuno ha criticato l’attuale giunta a tre, «Vi rendete conto del fardello che abbiamo sulle spalle? Giovedì abbiamo incontrato il presidente Sibilia per la questione scuola media e gli abbiamo strappato la promessa per non smembrare il presidio di Atripalda ma di accorpare magari elementari e medie».
Quale sarà la strategia in vista delle elezioni del 6 e 7 maggio? «Dritti al centrosinistra con forze organiche al centrosinistra con un sindaco del Pd e non dell’Udc. Perchè no, anche con Laurenzano di nuovo candidato».
E sull’eventualità di Capaldo sindaco: «è stato uno dei migliori sindaci per approccio, formazione, cultura ed esperienza politica. Ma Capaldo ha governato dal 1974, in un’epoca in cui tutto era più semplice e completamente diverso da oggi. Laurenzano è stato il De Magistris di oggi. In ogni caso Capaldo e Laurenzano non sono paragonabili, si devono misurare con il contesto. Ci sono state tante lacerazioni, nel 2009 lo sdoppiamento tra Tuccia e Guerriero, poi il folle rimpasto senza motivazioni amministrative allora il capogruppo doveva sbattere la mano sul tavolo, ma ha taciuto. Poi lo strappo di Acerra passato in un gruppo di opposizione che ora guardano con interesse. In linea di massima condivido l’analisi di Tomasetti, ma non la sintesi. Anche De Vinco tra alti e bassi ha mostrato impegno, segno che se una persona sa lavorare lo può fare anche non facendo l’assessore ma avendo delle deleghe come è stato per me dal ‘98». A seguire l’intervento del vicesindaco Maurizio De Vinco: «Mi allineo a quanto detto da Nancy Palladino. Sono differenti le amministrazioni Capaldo e Laurenzano perché prima era più facile dare risposte, c’erano entrate in più, oggi un milione di finanziamenti in meno. Noi stiamo ancora pagando mutui vecchi. Mi sento rammaricato perché dirottano l’elettorato su cose che non sono vere. Difendo Laurenzano. Secondo me non è il momento delle primarie, è un momento particolare in cui la classe dirigente si deve confrontare con i nuovi bisogni delle famiglie. Nancy ha una visione più aperta rispetto a me. In passato mi sono scontrato con il sindaco per questioni amministrative e non politiche, la scaltrezza che ho avuto è stata quella di abbandonare la poltrona in una fase clou non alla fine. Con Laurenzano le persone che lavorano non vengono escluse per visibilità. Laurenzano è segno di democrazia». Intanto previsto già per la prossima settimana un incontro con i vertici provinciali: «Parteciperò ad un’assemblea provinciale in cui si parlerà delle amministrative, aspettiamo le indicazioni che arriveranno per la conferma o meno dei sindaci uscenti – conclude Palladino -. Non è detto che il criterio di scelta del sindaco siano le primarie di coalizione. Le contraddizioni ci sono anche in quello che è stato detto domenica, poiché l’Udc è contrario alle primarie».
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