Emergenza neve, lettera di protesta di Antonio Cucciniello sugli interventi
Pubblicato in data: 5/2/2012 alle ore:19:43 • Categoria: Cronaca •Quando l’inadeguatezza si traduce in farsa!
Caro direttore, cari concittadini,
stiamo assistendo ad una grave quanto efficace dimostrazione di inadeguatezza dei nostri sistemi e piani per fronteggiare un’emergenza meteorologica. Purtroppo nessuno di noi è escluso dalla verifica concreta e personale di questo incontrovertibile dato. Si tratta, come è evidente, di un’inadeguatezza di mezzi, di uomini, di strategie. Quest’ultima è forse la più grave. Il nostro è un paese che assiste spesso, almeno nella sua parte altimetricamente superiore, a fenomeni di questo genere. Certamente molto meno intensi e prolungati. Ma la nevicata invernale non è – come per alcuni comuni- né una sorpresa né una novità. Questo dovrebbe far pensare che la nostra comunità sia ben attrezzata per affrontare almeno questo genere di emergenza.
Evidentemente pensarlo si è dimostrato soltanto una pia illusione di tutti noi. La verità si è schiantata violentemente sui nostri volti e sui nostri tetti. Dobbiamo riconoscere di non avere responsabili competenti in questo settore. Certo, si dirà, anche le recenti lezioni “schettiniane” dimostrano che questa inadeguatezza e irresponsabilità abita un po’ ovunque. Tuttavia direi che i casi sono ben distinti e distinguibili.
Anche lo scorso anno abbiamo avuto dei grossi disagi dovuti a tempeste improvvise. Quest’anno avevamo il vantaggio sia di quella recente esperienza, ma soprattutto dell’informazione. Ci erano giunte avvisaglie a tempo debito. Tutte le fonti meteorologiche davano per prossima questa situazione. Evidentemente chi doveva non ha saputo prenderla nella giusta attenzione e considerazione.
Ma all’inadeguatezza dei mezzi, che è strutturale, e quindi la possiamo criticare solo parzialmente, si è aggiunta purtroppo quella ben più grave dell’impreparazione assoluta del personale addetto. E per sopra mercato, quella dei loro dirigenti e responsabili, che non hanno saputo mettere in atto i piani necessari. I fin troppi colonnelli e generali di questi settori non hanno saputo condurre le loro truppe alla battaglia.
Ma cosa ci insegnano queste banali storie di vita ordinaria sepolti nella neve?
1. Che il personale addetto deve essere formato prima di essere mandato “in trincea” a combattere, altrimenti non si muore solo per colpa del nemico, ma paradossalmente anche a causa del “fuoco amico”. Manovratori dei vari mezzi meccanici che sappiano usare quei mezzi (il che ho constatato non essere del tutto scontato) e che abbiano un programma definito e studiato, sulla carta, da persone competenti e capaci di risolvere situazioni emergenziali.
2. Che vi sia un adeguato coordinamento di forze, dirette possibilmente da una sola testa (in grado di ragionare….), coadiuvata dai vari responsabili dei settori specifici (acqua, elettricità, gas, strade, soccorso stradale, pronto soccorso, risorse ambientali e chi più ne ha più ne metta)
3. Che potremmo formare, noi cittadini, squadre di autosoccorso. Non possiamo (e non dobbiamo) assolutamente sperare che il sostegno pubblico (modesto e malissimo organizzato, come abbiamo visto) riesca da solo a liberarci dal fardello della neve incessante. Basterebbe, via per via, contrada per contrada, castello per castello organizzarci in piccole squadre attive nel soccorso delle persone più anziane, delle famiglie con bambini piccoli, di persone in precario stato di salute. Potrebbe diventare non solo un rimarchevole gesto di solidarietà reciproca, ma anche (perché no) un modo lieto di trascorrere queste inutili ore, invece che sepolti vivi nelle nostre case. Io sono pronto.
Un cittadino che ama il senso civico e quello di responsabilità.
Antonio Cucciniello
Lascia un commento