Violenza sulle donne, ad Atripalda la dura testimonianza di Veronica De Laurentis, figlia di Dino e Silvana Mangano. Il tentativo di suicidio della madre, un padre despota, lo stupro subito da giovanissima e un compagno violento «poi ho trovato il coraggio di reagire e denunciare». Foto e Video
Pubblicato in data: 27/10/2012 alle ore:08:32 • Categoria: Attualità, Sociale •Il tentativo di suicidio della madre, un padre despota, lo stupro subìto e un compagno violento. A raccontare la propria triste storia di vita ieri sera ad Atripalda è stata Veronica De Laurentis, figlia di Dino e Silvana Mangano. La scrittrice è intervenuta nella Dogana dei Grani per concludere la V Conferenza sull’Infanzia e la Famiglia promossa dal Consorzio dei Servizi Sociali A6 sul tema della violenza domestica. A condurre l’intervista dal titolo “…anche nelle migliori famiglie” la giornalista Rai Danila Bonito.
Veronica ha raccontato in una sala gremita la propria esperienza di come la violenza possa manifestarsi anche in una delle famiglie più famose al mondo. Un cognome che rappresenta la storia del cinema, uno dei più grandi produttori del grande schermo: «Una famiglia privilegiata – racconta Veronica De Laurentis – ma incapace di trasmettere emozioni. Mio padre è stato un disastro». Una famiglia all’apparenza felice e fortunata ma che invece celava motivi di profonda infelicità per Veronica. Segreti mantenuti per decenni, fino a quando sono esplosi. Denunciarli e ritrovarsi isolata e ripudiata è il prezzo che Veronica ha dovuto pagare per ritrovare la serenità interiore. Tante donne ad ascoltarla in un lungo silenzio interrotto da applausi.
Una dura testimonianza quella di Veronica De Laurentis, oggi 56 anni, segnata da quarant’anni di tragedie, quattordici di terapia e un libro scritto contro il volere paterno perché «i panni sporchi si lavano in famiglia» dal titolo «Rivoglio la mia vita». E’ la storia di una ragazza violentata a 18 anni da un uomo più grande, un produttore di 40 anni, e poi vittima anche della violenza di un marito manesco che abusava della figlia e che ha avuto il coraggio di lasciare solo quando l’ha minacciata di ucciderla con una pistola. «Un coraggio che viene dalla disperazione. Ho buttato giù tanti rospi e nascosto per tanti anni la mia violenza soffrendo in silenzio. Poi ho trovato il coraggio di denunciare e reagire anche se oggi ho perdonato tutti – prosegue -. Ho però spezzato la catena di violenza nella mia famiglia ma da allora sono stata ripudiata ed isolata dalla mia famiglia». Da qui il messaggio che lancia: «Senza consapevolezza non si cambia. Sono la prova esistente che si può trovare il coraggio di dire basta alle violenze. Nei piccoli centri è più difficile, ma una vittima non si deve vergognare. Deva cambiare il pregiudizio che la famiglia vada tutelata a tutti i costi anche quando ti fa male». Ora il sogno resta di aprire della case rifugio per le donne vittime della violenza «in nome di mia madre».
Per il presidente del Consorzio A6, Salvatore Carratù: «quello di stasera (ieri ndr.) è stato uno dei momenti più toccanti della due giorni. Il silenzio che aleggiava in sala con Veronica De Laurentis che ha coinvolto tutte le donne presenti. Uno momento che ripaga il grande sforzo organizzativo fatto dal Consorzio».
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