Politiche, l’Udc chiude la campagna elettorale con Casini: «Non si possono buttare gli ultimi mesi di governo Monti». Giuseppe De Mita attacca: «Nel civismo troppi dilettanti e trasformisti». Presente la delegazione cittadina dopo gli addii. Foto
Pubblicato in data: 22/2/2013 alle ore:14:17 • Categoria: Politica, Udc •Cineteatro Partenio gremito ieri pomeriggio ad Avellino per la chiusura dalla campagna elettorale dell’Udc on l’arrivo del leader nazionale, Pierferdinando Casini.
All’appuntamento naturalmente non poteva mancare il gruppo dirigente atripaldese, segnato negli ultimi giorni dall’addio del sindaco e dirigenti, a dimostrare che il gruppo dello scudocrociato tiene nonostante le diverse uscite in direzione Monti. Con il dirigente provinciale Carmine Capozzi e il coordinatore Maurizio Petracca, il segretario cittadino Michele Mastroberardino e tutto il gruppo consiliare con il capogruppo Mimmo Landi, Geppino Spagnuolo, Antonio Iannaccone e Lello Barbarisi. Presente con loro anche il consigliere comunale Dimitri Musto, gli ex sindaci Gerardo Capaldo e Andrea De Vinco ed i dirigenti Mirko Musto, Nino De Vinco e Gennaro Marena.
A introdurre il candidato alla Camera, visibilmente emozionato, è stata Enza Ambrosone, anche lei aspirante per un seggio in Parlamento.
Questo invece il lungo intervento di Giuseppe De Mita, applaudito a lungo, che si commuove per ben due volte. «Moro ci avvertiva che il comportamento dell’elettorato è sempre intelligente. Ma non tutti sembrano capirlo. Lo dico soprattutto rispetto a coloro che decidono di votare Grillo. Soprattutto il Pd che ha l’ansia del potere giudica i comportamenti delle persone senza capire che sono più intelligenti dei leader politici La circostanza che li spinge è quella secondo cui la politica non dà risposta. E la soluzione è la spallata. Questa campagna elettorale invece viene giocata come una gara a vincere e soprattutto il Pd che non ha capito che la problema non è la vittoria, il problema è la garanzia dell’equilibrio politico del nostro Paese. Che senso ha il voto utile per avere una maggioranza che non è maggioranza del Paese? All’indomani del voto saremo tutti perdenti. Il tema vero è capire perché metà della società italiana non si riconosce. Con gli strumenti brutali della governabilità che è un’esigenza ma se non collegata alla rappresentatività degli interessi diffusi diventa umo strumento proto-totalitario. Dentro questa stratificazione nebbiosa del comportamento muto dell’elettorato leggo un fenomeno complesso e avendo scelto una campagna elettorale che fosse organizzata in incontri con le persone nelle case, ho capito che il punto di ripresa è la fiducia nelle persone e che il desiderio è quello di rimettersi insieme. Dobbiamo smetterla di essere tribù individuali, dobbiamo avere la voglia e la capacità di rimetterci insieme. Il punto di partenza non è lo schema. Non dobbiamo pensare che la realtà debba entrare nello schema bipolare. La politica recuperi credibilità nel rapporto diretto con le persone. Il tema delle preferenze esiste, ma il cambiamento delle legge non risolverebbe il problema della rappresentanza se non recuperiamo la dimensione dei comportamenti. Nel grillismo c’è il desiderio di riconoscersi e di essere riconosciuti, solo che avviene nei termini della massa indistinta. Le persone che sono qui possono essere tanto massa tanto popolo. Sturzo su quella spinta delle persone ad allargare il proprio spazio di libertà colse la distinzione tra massa e popolo consapevole e il popolo è consapevole solo dentro le comunità. Dobbiamo perciò ricomporre comunità dei bisogni. Io credo che noi dobbiamo dare vita ad un processo. Queste elezioni avviano un percorso. Quel che emerge sono segnali complessi e dobbiamo farci carico della loro interpretazione. Perché i problemi ci sono, mail punto è da quale prospettiva li guardiamo. Se li guardiamo dalla prospettiva della possibile risposta, la soluzione c’è. Esiste un tema di garanzia dell’equilibrio politico. Mentre il Pd, anche se in maniera rozza e grossolana, ha organizzato la rappresentanza della sinistra, dobbiamo recuperare una capacità di riferimento dell’elettorato popolare. Dobbiamo candidarci a rappresentare quell’area oggi disorientata. Ma per farlo non possiamo essere quelli che falsificano la propria posizione. Anche in quest’area che si va definendo non sempre le parole che si ascoltano sono corrispondenti ai comportamenti e noi corriamo un rischio perché parliamo ad un elettorato che cerca un riferimento saldo. Se facciamo le dichiarazioni mendaci, noi diciamo che quest’operazione dell’area di centro è una grande bugia. Capisco la tumultuosità della composizione delle liste però c’è l’evidenza che il civismo in molti casi ha corrisposto o al dilettantismo o al trasformismo. Sembra quasi che noi stiamo giocando ai dadi con il destino e si sta facendo un piccolo gioco di posizionamenti. La verità è che non c’è né l’Udc né l’altra parte. Come si fa a non capire che la questione non è trovare un posizionamento, ma la questione è allegare lo spazio. Stiamo falsificando le cose che vogliamo offrire in termini di proposta ai cittadini. Il punto non è definire un recinto diviso per correnti, il punto è definire un orizzonte. Io vorrei esprimere un profondo sentimento di gratitudine ai candidati. Abbiamo fatto una campagna elettorale splendida. E una cosa voglio dirla a mio zio. Lui si è preso un rischio. La questione del nipote offende più lui perché una persone di questa storia non merita l’ombra di uno che voglia favorire un parente. La mia famiglia con me è stata di una enorme severità e questa severità e questo rigore è quello che io porto con me. Io ho preso più consapevolezza dei miei limiti e dell’esigenza di migliorarmi. Voi avete capito più e meglio quello che io dicevo. Io mi riconosco più nei vostri sguardi che nelle mie opinioni. E’ un’altra prospettiva da cui inizio a guardare. Non mi vedo come il candidato. Io ho una mia prospettiva anche stasera. Io mi vedo in mezzo a tanti amici che vogliono condividere insieme a me un disegno comune. Se questo è vero noi dobbiamo far fruttare l’esperienza del 2008, dobbiamo utilizzare questa condizione pre politica di stima e di affetto per innescare un meccanismo di coinvolgimento collettivo. C’è una porzione di indecisi che vanno recuperati. Dobbiamo dare forza a noi stessi per superarci. Questo è un momento di attesa. Dobbiamo essere animati da una grande forza di volontà a migliorarci. Dobbiamo far scattare un moto di orgoglio, dobbiamo spingere per conquistarci il nostro futuro. Abbiamo il dovere di essere consapevoli perché le prossime generazioni siano orgogliose di noi come noi lo siamo stati di quelle che ci hanno preceduto».
Ad ascoltarlo in platea: lo zio Ciriaco, il segretario provinciale dell’Udc, Maurizio Petracca ed il consigliere regionale Pietro Foglia.
E’ stata la volta Pier Ferdinando Casini che per prima cosa ha bacchettato Berlusconi per le sue «baggianate sulla restituzione dell’Imu». Ha rivendicato l’appoggio che sin dalla prima ora l’Udc ha dato a Monti, perché era necessario «un governo di unità nazionale», ricordando come il suo partito non ha mai cambiato idea a riguardo ed è stato il Pdl a far venir meno la fiducia. Con quali proposte? «Un restyling del passato per paura delle riforme». No al voto utile che è «figlio di un bipolarismo che ha fatto solo guai» – ha aggiunto. «C’è nostalgia dell’irresponsabilità? Con Monti gli italiani hanno fatto sacrifici per una politica di rigore: non si può buttare al macero tutto questo». Che cos’è Grillo? «E’ il termometro che misura la distanza tra la politica e la gente. Noi vogliamo trasformismo questa massa in popolo». Il leader dell’Udc ha affrontato la questione delle adozioni delle coppie gay: «Non sono contro gli omosessuali, sono con il minore. Il diritto del più forte non può prevalere sul più debole. E’ una modernità fallace. Come Vendola che è contrario all’abolizione dell’articolo 18, alla Tav e alle opere pubbliche, all’acqua pubblica». Sull’acqua pubblica ha rilevato che l’Italia è il paese dove si acquista più acqua minerale perché non ci si fida di quella dei rubinetti. Per il lavoro dobbiamo abbattere il cuneo fiscale e favorire l’istruzione perché i giovani abbandonano sempre di più l’università che non si possono più permettere. Sulle possibili coalizioni: «l‘Udc non è la stampella di nessuno. Si sentono solo ricette del passato, noi vogliamo occupare lo spazio del futuro».
A chiudere è stato Ciriaco De Mita poche parole di speranza, citando versi biblici: «Non sono molto preoccupato, se dico che nel voto vedo un vittoria saremmo folli, ma intravedo la luce. Le tenebre non sono mai così intense finché non sorge l’aurora. E credo che questa stia sorgendo con la vostra partecipazione, con l’impegno».
ALLE PROSSIME ELEZIONI SPARIRETE TUTTI
De Mita Junior,da sempre predichi bene ma razzoli male.se non era per tuo zio forse avresti fatto l’avvocato.
Parli di dilettanti e trasformisti beh la cosa ti dona a pennello.
Resta a casa a politica è nata cosa.