“Alla vicina fabbrica” tra crisi e occupazione nei versi di Gabriele De Masi
Pubblicato in data: 8/3/2013 alle ore:20:41 • Categoria: Cultura •Alla vicina fabbrica
Col sonno impastato negli occhi,
il collo nelle spalle chiuso di bavero,
alzato contro il freddo della notte,
ché è ancora inverno, timbro
al cartellino una presenza, viavai
nei corridoi e ai capannoni,
chi lascia, chi prende, la brace
di vita degli altiforni tra tonfi
di magli e l’urlo febbrile di caldaie
mentre sfavilla di scintille la colata.
Non abbiamo mai certezza di sveglia
noi, a cui suona la chiamata anzi tempo,
quando la famiglia dorme e s’accosta
l’uscio col palmo della mano,
con cautela, ché sappiamo quanto
è buono il sonno che continua,
e non vogliano destare alcuno.
“Fatica, pigliami, vienimi addosso!”
spiazzo a parole la crisi che morde,
aspetta dietro l’angolo coi tagli
alla vicina fabbrica, scompiglio la vita,
esorcizzo, ringhio, mostro gli artigli.
Suona la sveglia, m’affanno.
Sono già per strada, in ritardo,
col sonno impastato negli occhi.
Gabriele De Masi
Il prof De Masi non solo riesce a trasmettere un’esperienza, ma suggerisce una prospettiva