Scippo Abellinum, accolta la costituzione di parte civile del Comune
Pubblicato in data: 31/10/2014 alle ore:05:00 • Categoria: Attualità •Accolta la costituzione di parte civile del Comune di Atripalda nel procedimento penale avviato dalla Procura contro la famiglia Dello Iacono per danneggiamento del sito archeologico.
E’ quanto deciso nell’udienza del 29 ottobre nella quale è anche arrivata la conferma che sarà sempre il magistrato Paolo Cassano il giudice monocratico titolare del processo. Il Presidente del Tribunale, dottor Michele Rescigno, infatti ha confermato il magistrato che, a seguito di gravame proposto dalla difesa degli imputati, nell’udienza dello scorso 9 ottobre si era astenuto dalla trattazione in quanto era già a conoscenza degli atti processuali perché componente del Collegio del Riesame. Ma il Presidente del Tribunale ha ribadito che Cassano non debba astenersi, confermandolo così nel ruolo di giudice monocratico titolare del processo. Rigettata quindi l’istanza di astensione presentata da uno dei legali difensori degli imputati.
Aperto il dibattimento è stata anche accolta la richiesta avanzata dal Comune di Atripalda di costituirsi parte civile nel processo.
“Nell’udienza – spiega il legale del Comune, avvocato Maria Spina -ci siamo costituiti parte civile sostenendo le ragioni per le quali secondo noi il Comune è legittimato ad intervenire. Ora siamo regolarmente parte civile. Solo nel merito si quantificherà il risarcimento dei danni che semmai si ritenesse di aver diritto il comune“.
Alla base della costituzione, decisa dalla giunta Spagnuolo, c’è il danno ricevuto per l’abbandono del sito dal momento che i lavori di riqualificazione del parco archeologico, per il primo lotto, sono in cofinanziamento con il Comune del Sabato, nella misura del 5% del totale. Ovvero circa 200mila euro sugli oltre tre milioni ed 800mila euro.
Cassano anche anche fissato le date delle due nuove udienze: il 4 ed il 25 febbraio 2015 per l’escussione dei testi.
Il processo, che vede imputati i fratelli Dello Iacono, prende il via dall’azione posta in essere dalla magistratura avellinese, allora diretta dal procuratore capo Di Popolo che con il Pm Patscot, i militari del Nucleo Tutela Culturale di Napoli e della sezione Pg della Procura, apposero i sigilli per sequestrare l’intero sito archeologico (circa 250mila metri quadri estesi per 25 ettari comprese le mura perimetrali). Un sequestro preventivo dell’area della Civita che portò ad indagare i proprietari per il reato di danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale, a seguito della sentenza del Tar di Salerno che nel maggio 2011 aveva riconsegnato i terreni di via Manfredi alla famiglia Dello Iacono.
Una lunga querelle aperta tra Soprintendenza e famiglia dello Iacono alquanto ingarbugliata segnata da sentenze, ricorsi, carte bollate, espropri e risarcimenti, marcia e sit-in di protesta dinanzi ai cancelli d’accesso del parco di via Manfredi rimasti inesorabilmente, a tutt’oggi, chiusi al pubblico da un lucchetto.
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