“Via della Croce”, la Passione di Cristo rappresentata su Rampa San Pasquale nei versi di Gabriele De Masi
Pubblicato in data: 22/3/2016 alle ore:10:08 • Categoria: Cultura •“Via della Croce”, a pochi giorni dalla Passione di Cristo, Gabriele De Masi racconta la sofferenza e l’agonia della morte di Gesù, rappresentazione che sin dal 1860 avviene in città con la crocifissione su rampa San Pasquale.
Cento anni di storia con la figura del Nazarano affidata alla devozione della famiglia Giovino che ha tramandato di padre in figlio quell’atto di fede.
Cristo, piagato, chino di croce,
arranca impigliato nella corona
di spine, gronda sangue, sudore
a gocce, frammiste, lacrime
sulla faccia, segnato volto della storia
sotto al diadema di grandezza,
sberleffo, offesa, umiliazione,
la corona di rovo a chi indica
la profezia, re dei Giudei, redentore
per sempre di vite smarrite.
Cristo avanza, stanco, cade, si rialza,
lontana è la vetta del Golgota,
ad Atripalda è la rampa di destra,
delle Cadute, a san Pasquale,
fin sulla piccola cima della chiesa
dell’Evangelista, che domina la città,
appena un colle sulla grande piazza,
nascosto da nuove case già vecchie
che ne celano lo sguardo antico.
Qui, ogni anno, muore e rinasce
Cristo, nell’eterno cammino di dolore,
tra preghiera e stupore di schiere
di fedeli, imploranti, come allora,
al passaggio dell’Agnello di Dio.
Il figurante cade, di tonfo, si rialza,
ammutolisce la folla, partecipa
allo stesso dolore dell’uomo
semplice che nasconde il volto
sotto al cappellone bianco
per voto, di chi salvato dal volo,
nel vuoto, dall’impalcatura,
Pellegrino, più d’ un secolo fa,
giurò di portare, egli, la croce,
e i suoi nipoti, con la preghiera
degli Atripaldesi, tutti e sempre,
accorsi intorno alla passione
dell’incappucciato, a devozione.
Rampa per le Cadute di Cristo
d’un popolo semplice, implorante
per intercessioni, malattie e guai
a chiedere grazie a Madonne e santi,
madri di braccia migranti,
per tutti i mari, che la sorte,
riporta in nuove stagioni di pane
e di pace, volti imploranti, eterno
calvario per traguardi di sbarco,
volti riversi nella sabbia, annegati,
conchiglie spaiate alla spiaggia.
Il popolo di Ippolisto, Tecla,
Crescenzo, martiri, con Sabino
e Romolo in spalla, e la Croce,
per le dure vie della vita,
con la palma al muro in ogni casa,
in attesa che sciolgano le campane
della Resurrezione e benedire,
intinta d’acqua santa,
col segno di Croce, la famiglia.
Le Cadute di Cristo, a san Pasquale.
Oggi, domani; tanto tempo fa.
Rampa antica, di fede salda.
Pasqua, ad Atripalda.
Gabriele De Masi
Quinta stazione
..a Simone di Cirene che tornava dai campi fu messa addosso la croce da portare dietro a Gesù…
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